Monza, chiesta archiviazioneper gli intermediari di Previti

Monza – Avevano costruito un sistema di riciclaggio di fondi di illecita provenienza per conto dell’avvocato Cesare Previti, ma se la caveranno con una archiviazione. Non è dimostrato, infatti, che Leonardo Zampatti, legale rappresentante di Sgf, Surveillance et Gestion Financiere S.A. di Ginevra e Edy Albisetti, avvocato di Mendrisio, avessero maneggiato soldi provenienti dall’Imi sul cui riciclaggio la Procura di Monza sta indagando da tempo. E non sono imputabili neanche per riciclaggio di fondi provenienti da delitti tributari perchè il denaro da loro gestito, occultato in giro per il mondo, è in circolo da prima che la legge italiana cominciasse, con il decreto legislativo 74/00, a considerare un delitto quella che in precedenza era una contravvenzione per infedele dichiarazione. Il fascicolo che per il pubblico ministero Walter Mapelli deve concludersi con una archiviazione nasce dall’inchiesta sul riciclaggio, da parte degli eredi del finanziere brianzolo Nino Rovelli, di 980 miliardi di lire ottenuti nella causa civile tra la banca Imi e la Sir, azienda dello stesso Rovelli. Un verdetto ottenuto nel 1990 grazie alla corruzione del giudice Vittorio Metta. Di quei soldi circa 300 miliardi erano finiti al fisco, 678 nelle tasche della famiglia. La prima parte dell’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Seregno e coordinata dalla Procura ha permesso di ricostruire il percorso all’estero di 175 milioni di dollari e di 104 milioni di euro provenienti dal risarcimento nato dalla sentenza corrotta, facendone rientrare buona parte in Italia e assicurando la restituzione di 200 milioni di euro a Intesasanpaolo, istituto di credito erede dell’Imi. Messa da parte la posizione della vedova Rovelli, Primarosa Battistella, e di Francesco Bellavista Caltagirone, ex marito di Rita Rovelli, entrambi ritenuti, per motivi diversi, non perseguibili, si è cercato di capire che fine hanno fatto gli oltre 66 miliardi di lire (il «classico» 10 per cento dell’affare) andati agli avvocati Cesare Previti, Attilio Pacifico e Giovanni Acampora, che avevano fatto da intermediari con il giudice nella vicenda della sentenza corrotta. Ed è proprio in questa seconda fase dell’indagine che sono saltati fuori i nomi di Zampatti e Albisetti, entrambi in rapporti d’affari con Previti i cui soldi, prima di tornare a Roma in contanti in tranche da 50 o 100mila euro, facevano il giro del mondo passando per Singapore, Bahamas, Svizzera, Liechtenstein, Dubai. Un giro vorticoso di soldi dei quali però non c’è certezza che appartengano alla «provvista Imi». Per questo la Procura ha chiesto l’archiviazione del fascicolo. Anche perchè Bahamas e Singapore,che potrebbero aiutare a chiarire l’arcano, non sono posti nei quali è facile ottenere assistenza giudiziaria soprattutto se le banche interessate, come in questo caso, sono la chiacchieratissima banca Arner, sospettata in altre inchieste di riciclare soldi mafiosi, o la Dexia. Anche il nome di Albisetti tra l’altro non è nuovo alle cronache giudiziarie, essendo in rapporti con gli avvocati Abeltino e Fabrizio Pessina, fiduciari del gruppo Fininvest in Svizzera.

Un risultato di un certo peso, però, la Procura di Monza, al di là della richiesta di archiviazione, lo ha ottenuto. Previti (comunque non imputabile in questo caso perchè già giudicato per corruzione) e Pacifico hanno fatto rientrare quasi 12 milioni di euro e oltre 8 milioni di franchi per chiudere il contenzioso con Intesasanpaolo, banca che legittimamente cercava di rientrare in possesso dei soldi sborsati come conseguenza della sentenza Imi Sir corrotta, parte dei quali erano finiti proprio ai due legali.
Paolo Rossetti