Vimercate – Quattro ore di sciopero generale, con incursione sulla tangenziale est e blocco dell’arteria all’altezza di Vimercate sud. Erano oltre il migliaio i lavoratori di Monza e Brianza raggruppati dalla Cgil territoriale ai cancelli di Alcatel Lucent venerdì pomeriggio.
Luogo simbolico scelto dal sindacato per focalizzare l’attenzione sull’hitech in aperta crisi nell’ormai ex silicon valley brianzola e perché il sito di via Trento rischia una delocalizzazione che colpirebbe non solo il vimercatese ma l’intero Paese in uno dei settori di sviluppo cruciali come le telecomunicazioni. All’ordine del giorno della manifestazione il nodo dell’occupazione in Brianza, ma anche temi caldi su scala nazionale, dal diritto al reintegro per tutti i licenziamenti illegittimi, agli investimenti per la crescita e lo sviluppo, alla lotta al precariato, a un welfare più equo e diffuso.
Per i 1.300 lavoratori del sito vimercatese la giornata è l’ultima di una lunga mobilitazione aperta a fine gennaio, dopo l’annuncio del taglio di 490 posti di lavoro in Italia nel 2012, quasi tutti nel comparto di ricerca e sviluppo e in gran parte concentrati qui in città. L’attesa è ora puntata sul nuovo incontro al Ministero dello Sviluppo economico, con i vertici di Alcatel e con i sindacati, che dovrebbe essere fissato per l’inizio di maggio.
Nel frattempo l’azienda pare intenzionata a mantenere con intransigenza la posizione, nonostante le richieste del governo a rivedere il piano di ridimensionamento di investimenti e dell’occupazione e l’impegno a istituire rapidamente una cabina di regia per rinnovare la piattaforma tecnologica del Paese e renderlo appetibile per tutti gli operatori del settore.
Cambiamenti che la multinazionale un paio di settimane fa si era impegnata a valutare per eventuali mutamenti di rotta solo a partire dal 2013. «L’azienda ha ribadito ancora questa posizione -ha riferito Adriana Geppert, rsu Fiom Cgil di Alcatel Lucent, giovedì al rientro dal coordinamento sindacale di Parigi- Ci è stato confermato che la strategia sarà quella di ridurre il portafoglio prodotti e che la piattaforma da dismettere è quella di Vimercate. Per quanto concerne gli annunciati 360 esuberi del settore ricerca e sviluppo, l’azienda sta valutando la possibilità di limitarne l’impatto. Ma non basta. Noi chiediamo che vengano individuate nuove attività da trasferire in Italia e a Vimercate, senza toccare l’occupazione e senza avviare dismissioni».
Anna Prada