Lissone – Lascia il carcere il trentottenne Stefano D’Ambrosio, condannato in secondo grado ad otto anni di reclusione per omicidio preterintenzionale con l’aggravante dei futili motivi, in relazione all’uccisione di Luigi Pagani, 33 anni, avvenuta durante una lite per una birra scoppiata il 22 luglio 2010 al chiosco dei panini davanti all’Esselunga.
Il muggiorese D’Ambrosio, difeso dall’avvocato Sergio Trentani, del foro di Monza, continuerà a scontare la sua pena agli arresti domiciliari, secondo la decisione della Corte d’Assise d’Appello di Milano, che si è pronunciata favorevolmente sull’istanza presentata in tal senso dall’avvocato Trentani, dopo la riduzione di pena avvenuta in secondo grado. Inizialmente, infatti, D’Ambrosio era stato condannato a 10 anni dal tribunale di Monza; pena poi diminuita ad 8 anni in Appello. Per la stessa vicenda, era stato invece assolto Vito D’Apice, che aveva preso parte al litigio con la vittima.
Questo aveva trascorso otto mesi in carcere, prima di essere assolto dal tribunale monzese. Il processo, aveva chiarito che era stato il calcio sferrato da D’Ambrosio sulla nuca di Pagani, a provocare la morte di quest’ultimo. Secondo la ricostruzione dei fatti di quella tragica notte, Pagani, visibilmente ubriaco, aveva cominciato a chiedere con insistenza di farsi offrire una birra, provocando la reazione dei due muggioresi. Il tutto succedeva a notte inoltrata, alla presenza di alcuni testimoni (molti dei quali erano stati sentiti durante l’istruttoria del processo celebrato nei confronti di D’Apice), che si erano attardati al chiosco allestito davanti al parcheggio del supermercato.
D’Apice si era limitato a dare una manata, che aveva provocato la perdita dell’equilibrio da parte di Pagani, per poi allontanarsi dalla scena del pestaggio, D’Ambrosio lo aveva invece colpito con violenza mentre era ancora sbilanciato a terra. L’assoluzione, nel caso del 28enne D’apice, era stata chiesta dallo stesso sostituto procuratore Flaminio Forieri.
Federico Berni