L’Avps di Vimercate e Laila,storia di un cappottino rosa

L’Avps di Vimercate e Laila,storia di un cappottino rosa

Vimercate – C’è posto anche per le piccole storie tra le tendopoli dell’Abruzzo, come quella della cagnetta Laila a cui i tre operatori dell’Avps di Vimercate hanno regalato un cappottino rosa. La racconta Franco Bonalumi, il responsabile dell’unità formata da tre ambulanze dell’Associazione volontariato pronto soccorso, due delle quali provenienti da Como, che dal 18 al 25 aprile ha assicurato il trasporto di malati tra l’ospedale da campo allestito dal 118 del Niguarda al Monticchio 1 e il presidio de L’Aquila ed ha accompagnato i medici sui monti, negli accampamenti più piccoli.

«La padrona di Laila è un’anziana sola, con parecchi problemi e la cagnolina è l’unica cosa che le è rimasta – spiega Bonalumi – dopo il terremoto è stata ricoverata in una tenda con altre persone ma non si trovava bene e riteneva che la bestiola fosse maltrattata. La squadra che ha prestato servizio prima di noi è riuscita a farla trasferire in un riparo da sola dove è seguita da alcune ragazze. Ora sta meglio e quando ci ha detto che la cagnetta aveva freddo e che tutto quel che le occorreva era rimasto sotto le macerie le abbiamo comperato un cappottino».

Lui e i due volontari di Vimercate Lorenzo Tumiati e Daniele Sacchi hanno assistito al tentativo degli sfollati di tornare a una vita normale: «All’accampamento, che ospita circa settecento persone, sono state attrezzate le scuole materne ed elementari mentre le medie sono al Monticchio 2 – afferma – i bambini si spostano con un pulmino. Qualche azienda ha già ripreso l’attività e parecchi terremotati si recano al lavoro al mattino e rientrano la sera». nei giorni scorsi i disagi, già pesanti, sono stati acuiti dall’acqua battente e dal freddo: «Ha piovuto di continuo per quasi tre giorni – aggiunge l’operatore dell’Avps – il venerdì abbiamo dovuto arginare le tende per evitare che si allagassero. Lo sciame sismico non aiuta: anche se non tutte le scosse si avvertono la gente ha paura e chi potrebbe rientrare nelle abitazioni preferisce rimanere. C’è chi di giorno torna a casa per recuperare abiti e oggetti e la sera dorme al campo».
Monica Bonalumi