Landini a Monza: «Sulla Fiatavevamo ragione noi»

Il leader della Fiom Cgil all'assemblea dei delegati metalmeccanici duro anche con Cisl e Uil: «Buttati fuori dalla trattiva per il rinnovo del contratto non solo da Federmeccanica, ma per esplicita richiesta di Fim e Uilm». Un referendum per ripristinare l'articolo 18
Landini a Monza: «Sulla Fiatavevamo ragione noi»

Monza– Tante, troppe, le vertenze aperte tra i metalmeccanici non solo a livello locale. Per questo c’era attesa per l’intervento di Maurizio Landini, leader nazionale della Fiom Cgil, nel corso dell’assemblea dei 130 delegati Fiom a Monza che nella mattinata di martedì 18 settembre ha riempito la sala Trentin della sede Cgil. Bames, Sem, Candy, Alcatel, Linkra, Campel, Carrier, Beretta, Aquador: l’elenco delel aziende in difficoltà scandito dal segretario provinciale Claudio Cerri ha ancora una volta testimoniato le difficoltà dell’industria monzese ripresa anche dal segretario provinciale Maurizio Laini: «Le vicende di Taranto e Sulcis ci richiamano al rapporto tra lavoro e futuro. Occorre, a scenario nuovo, fare corrispondere un modello nuovo di sindacato». Le conclusioni di Landini sono state autentiche sferzate: «La vicenda della Fiat – ha detto il leader della Fiom – è stata più volte decisiva per le sorti italiane. Anche oggi lo è provando a imporre un modello di relazione con i lavoratori che non ha l’obiettivo di vincere una battaglia con il sindacato, ma di distriggerlo. E lo fa con la prestesa di cancellare la Fiom. Oggi Fiat certifica la decisione di non investire in Italia: non sono felice di avere avuto ragione e il fatto che oggi molti rivalutino le posizioni della Cgil sulle promesse vane dell’amministratore delegato di Fiat non risolve le mie preoccupazioni e il futuro dell’azienda». Sulle vicende contrattuali, Landini è andato dritto al sodo: «Siamo stati buttati fuori dalla trattativa non solo epr la pervicacia di Federmeccanica, ma per esplicita richiesta di Fim e Uil». E a proposito dell’articolo 18, il leader Fiom ha annunciato la raccolta di firme per promuovere un referendum: «Abbiamo bisogno di buona politica – ha concluso – per superare i danni terrificanti del governo Berlusconi e quelli, per certi versi ancora più profondi, del governo Monti».