Paderno – La gestione del parcheggio esterno del Nausicaa era affar loro. Gente del calibro di Giuseppe Amato, detto ‘Pinone’, 39 anni, di Bresso, pregiudicato per reati in materia di stupefacenti o a sfondo razziale, Massimo Cesare Colombo, (originario di Seregno, definito dall’autorità giudiziaria “il tipico picchiatore”, uno che “entra in campo quando c’è da menare”), Francesco Piccolo (il “raffinato” della banda,quello che intesse le relazioni con i politici”, o Giuseppe Piseddu (il “volto presentabile” del gruppo). Tutti “soldati” al servizio di Pepè Flachi, boss incontrastato dell’omonima cosca, coinvolta nell’indagine coronata lunedì dal Ros e dai militari della Guardia di Finanza con 33 arresti per associazione mafiosa di stampo ‘ndraghetistico.
Un’indagine che, dopo quella dell’estate scorsa, con l’ormai famoso summit di ‘ndrangheta al centro Falcone e Borsellino di Paderno, ha confermato ancora la presenza della malavita calabrese in città. Gli inquirenti hanno sequestrato un appartamento di tre locali al civico 44 di via Italia, di Emanuele Flachi, classe 1958, originario di Limbiate, fratello proprio di Giuseppe, detto ‘Pepè’ (il “capo”, come scrive il gip). Tra i vari reati contestati c’è anche quello all’estorsione in relazioni agli affari all’esterno del Nausicaa, che coinvolge Giuseppe Amato, Francesco Piccolo, Cesare Massimo Colombo, e Davide Flachi, il figlio del boss. In questa imputazione, un certo G.B. sarebbe stato costretto a corrispondere la metà delle entrate mensili ottenute dagli utenti di diversi parcheggi posizionati di fronte a locali notturni, tra cui il Nausicaa di via Tirano. Locale davanti al quale gli indagati decidevano chi poteva o meno posizionare il chiosco di panini notturno.
Quando G.B. entra in contrasto con Amato per una questione relativa ad un chiosco da sistemare fuori dal locale, le reazione di quest’ultimo è furiosa, tanto da arrivare ad esplicite minacce di violenza fisica (“mo ti faccio vedere come parlo io…”, gli dice al telefono). Non solo, i “soldati” dei Flachi, i particolare Amato, potevano contare anche su un “militare in forza alla Guardia di Finanza” che, secondo quanto riportato nell’ordinanza restrittiva, offre la propria collaborazione in qualità di “buttafuori” per conto di Amato presso il Nausicaa di Paderno e “Le Quinte” di Milano”. Le società dei calabresi, inoltre, si sono infiltrate anche nel cantiere per l’ampliamento della clinica Polispecialistica San Carlo, dove gli inquirenti hanno accertato la presenza, il 3 novembre 2008, dei mezzi per la rimozione della terra della Al.Ma, società riferibile a Giuseppe Romeo, 46 anni, di Reggio Calabria, considerato assieme al nipote Francesco Gligora, 35 anni, (“gestore” di Alma, accusato di estorsione ed intimidazione verso concorrenti del settore del movimento terra), come “uno dei principali punti di riferimento delle famiglie di Africo in Lombardia, e in rapporti con Strangio Salvatore, costituente diretta espressione delle famiglie di Platì e Natile”.
Federico Berni