Jannacci, il Tessae alter duu s’ciopàa

Jannacci, il Tessa e alter duu s'ciopàa è il titolo del secondo appuntamento di PoesiaPresente 2013 a Monza e arriva nell'unico giorno in cui era possibile pensarlo: il 21 marzo, giornata mondiale della poesia. Al teatro Binario 7, ingresso gratuito. Con Dome Bulfaro e Francesco Marelli.
Jannacci, il Tessae alter duu s’ciopàa

Monza – Il primo appuntamento era andato esaurito, a febbraio con “Milano ictus”, scoprendo un cuore poetico di Monza che dire prevedibile sarebbe peccato. Ma era stata soprattutto una scommessa vinta, quella di PoesiaPresente: la scommessa con la città sulla possibilità di offrire cultura, spenderci tempo e testa e venire ripagati. Bene: tutti pronti per il capitolo due? Perché capita giovedì, 21 marzo, ovvero Giornata mondiale della poesia, e PoesiaPresente porta al Binario 7 alle 21 (ingresso gratuito) uno dei suoi progetti recenti. E’ “Jannacci, il Tessa e alter duu s’ciopàa”, cioè un dialogo a distanza tra Enzo Jannacci e il più grande poeta dialettale del Novecento meneghino, Tessa, cui daranno voce – tra musica e versi – Dome Bulfaro e Francesco Marelli, per la regia di Enrico Roveris.
«Un reading-concerto che, grazie al felicissimo abbinamento Jannacci-Tessa e allo spiazzante montaggio di poesie e canzoni dei due autori milanesi, traccia la storia di Milano dalla fucilazione del patriota Amatore Sciesa nel 1851 fino ai giorni nostri» dice la presentazione dello spettacolo, prodotto da Mille gru con la cooperazione di Fondazione Arbor e SpazioStudio 13.
«Gli artisti Francesco Marelli (chitarra e voce) e Dome Bulfaro (voce), fuori da qualunque appropriazione politica – di fatto indebita e anacronistica – intendono omaggiare Enzo Jannacci e Delio Tessa, i quali coi loro testi e le loro corrispondenti messe in voce hanno saputo rianimare, con quello spirito schietto e popolare tipico del dialetto meneghino, la magnifica tradizione letteraria milanese mettendo in luce i tratti più espressionisti, stralunati e visionari di questa lingua che ancora oggi risulta straordinaria nel cogliere con freschezza la quotidiana tragicommedia umana». La voce ironica e amara che forse, sotto pelle, è ancora lì a raccontare queste terre.
Massimiliano Rossin