Monza – Allo scoccare delle 20 del 28 febbraio le guardie svizzere hanno lasciato il portone di Castelgandolfo a sancire che la sede apostolica è vacante fino all’elezione del nuovo Papa. È l’uscita di scena di Papa Benedetto XVI dopo le dimissioni annunciate a inizio febbraio, le prime dopo secoli. È in quel momento che il papa è diventato “un semplice pellegrino” come ha detto nell’ultima benedizione ai fedeli, prima di salutarli con la “buonanotte”.
Nell’udienza generale in piazza San Pietro aveva spiegato invece che nel suo pontificato la Chiesa ha vissuto “momenti difficili” e che con la sua rinuncia “non abbandona la croce” ma resta “in modo nuovo”.
Una risposta forse alle parole del cardinale polacco Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia e a lungo segretario di Giovanni Paolo II, che all’indomani dell’annuncio di Joseph Ratzinger aveva ammonito che «dalla croce non si scende». Anticipando le voci anonime (ma autorevoli, le definisce la stampa nazionale) che in questi giorni vorrebbero una chiesa alle prese con un’inedita figura di Papa emerito e con la necessità di tornare ad avere un punto fermo che «deve regnare per tutta la vita». Nel segno di una chiesa conservatrice o aperta a un mondo che cambia? Si vedrà.
«Grazie per il vostro amore e il vostro sostegno. Possiate sperimentare sempre la gioia di mettere Cristo al centro della vostra vita». Il concetto espresso ai cardinali prima di lasciare il Vaticano in elicottero, un momento seguito in diretta dalle televisioni, è stato anche il messaggio dell’ultimo tweet di Benedetto XVI ai suoi tre milioni di follower. Poi anche l’account Twitter è passato a “Sede vacante” e svuotato, spostando tutti i contenuti in un archivio, in attesa che il prossimo papa decida se cinguettare oppure no.
In attesa del conclave per l’elezione del nuovo pontefice, attesa al massimo entro venti giorni, sarà Tarcisio Bertone, cardinale Camerlengo, a gestire l’amministrazione del Vaticano; mentre sarà il decano del Collegio dei cardinali, Angelo Sodano, a convocare il conclave (avrebbe già inviato le lettere) e ad affrontare eventuali situazioni d’emergenza.
Al momento del saluto, è stata lunga e amichevole la stretta di mano tra Benedetto XVI con l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, tra i più accreditati alla sua successione. Il Pontefice e il cardinale Scola si sono intrattenuti a parlare, con fare sorridente, per alcuni istanti.