Monza – «Mio fratello è stato ucciso per vecchi rancori». Felice Tentorio, fratello di padre Fausto, spiega così la barbara uccisione del missionario. «Quando ho chiesto ai suoi collaboratori perché mio fratello era stato assassinato, mi hanno risposto che la ragione potrebbe essere dovuta a vecchi rancori suscitati dal lavoro che ha sempre fatto a favore della gente locale. Si è sempre battuto per gli indigeni, difendendoli dai latifondisti che miravano a quelle terre per realizzare grandi piantagioni o scavare miniere. Per farlo, è arrivato anche a farli difendere in tribunale. Questa cosa deve avere dato fastidio». Tanto è vero che nel 2003, proprio all’inizio di ottobre, il missionario del Pime era sfuggito a un tentativo di omicidio. «Si era salvato perché le persone della capanna dove si trovava lo avevano nascosto. A quelli che lo cercavano avevano detto che se ne era andato». Il racconto di quelle terribili ore, che certamente ha segnato tutta la sua successiva attività, era stato affidato a un blog, pubblicato sul sito dei missionari del Pime nelle Filippine.
«Da allora – ha proseguito Felice – non era successo più nulla. L’anno scorso, quando era tornato a casa, ci aveva detto che non c’era problemi e che non aveva più ricevuto minacce». In realtà, il religioso continuava ad avere paura. Al punto che, per sfuggire ad altri attentati, si era ripromesso di non muoversi mai più da solo. Non ieri, però. La notizia della morte del religioso è stata comunicata dai missionari ai famigliari quando ancora era buio. Il telefono è squillato in via Molgora alle 4,10. A ricevere la telefonata, la cognata Giuliana Fantinato, che ha poi informato il marito della tragedia. La data delle esequie non è ancora stata fissata, ma certamente i funerali si svolgeranno nelle Filippine. «Mio fratello ha sempre detto che voleva essere seppellito laggiù. Desiderava essere seppellito sulle montagne, dove aveva fatto realizzare una struttura per incontrare gli indigeni anche se molto probabilmente non sarà possibile.
L’arcivescovo Scola – Ha manifestato vicinanza alla famiglia del missionario anche l’arcivescovo di Milano Angelo Scola. «Provo un gravissimo dolore per l’uccisione di padre Tentorio che ha dato 30 anni della sua vita alla sua missione – ha detto il porporato ieri -. Appena appresa la notizia ho telefonato subito ai suoi famigliari sgomenti per l’accaduto. Siamo di fronte a un delitto orribile, inaccettabile. Noi possiamo solo partecipare nella preghiera e nell’affetto per la sua famiglia, per la sua missione e il popolo cui ha dato tanto». Scola ha poi esortato i cristiani «a una energica entrata in campo, di fronte a queste terribili forme di male».