Monza – Favorevoli, contrari, divisi a metà. Così si schierano i monzesi, di fronte alla rivoluzione viabilistica proposta per largo Mazzini, con rotonde e via Gramsci chiusa. Tutti però concordano su un punto: se i lavori si faranno, tempi brevi e solo dopo aver chiuso gli altri cantieri.
Per chi a Monza ci vive, e ci viaggia, il progetto elaborato dal Comune presenta aspetti positivi.«Se l’intervento proposto snellisce il traffico di largo Mazzini, ben venga: ma prima occorre completare i lavori in corso in varie zone della città», spiega infatti Luciano Brambilla. «Io sono favorevole, la situazione del traffico nella zona centrale di Monza è davvero disastrosa – afferma Elisabetta Santi -. Tuttavia, sarebbe meglio aprire il cantiere in un periodo meno caotico».
Giancarlo Capra è contento per la conversione di via Gramsci in area pedonale, accessibile alle sole auto dei residenti. «Io li ci vivo ed è un inferno, con smog, caos», sottolinea. La pensa in maniera opposta Patrizio Scagnelli, che ha l’edicola all’inizio di via Gramsci. «Le rotonde potrebbero essere un fatto positivo, snellendo il flusso del traffico – sintetizza – ma la chiusura di via Gramsci provocherà un disastro, soprattutto lasciando chiusa via Manzoni in direzione Mazzini. Per me sarà un bel problema». «Vorrei sapere chi è il genio che ha firmato questo progetto – ironizza invece Maria Cristina Piscione -. In primis, gli automobilisti non hanno ancora capito come funzionano le rotatorie, e le trasformano in un caos. In secondo luogo, la chiusura di via Gramsci rischia di rendere invivibile la parallela via Cavour. E’ una scelta assurda».
«Il progetto potrebbe funzionare, certo è da 50 anni che si parla di largo Mazzini, e nel frattempo la situazione è andata peggiorando», è invece la posizione di Gianfranco Beretta. «Sono assolutamente contrario – va giù duro Antonio Beggio -. Questo progetto porterà nuovi problemi viabilistici. In largo Mazzini occorrevano altre soluzioni, come il sovrappasso, e una viabilità alternativa». Per i commercianti (che sottolineano di non essere stati interpellati in merito al progetto) ci sono pro e contro. Nelle vie che sboccano su corso Milano qualche timore c’è. «Io sono combattuta – spiega Stefania Pessina, dell’autoscuola Astra di via Gramsci -. Chiudere via Gramsci può essere positivo dal punto di vista della sicurezza, totalmente assente, ma ci renderà un po’ più isolati. Per le rotonde, dipende da come si comporteranno gli automobilisti».
«Il caos viabilistico qui è di casa da anni – ricorda Bruno Bidoglia, titolare del Centro fotografico di via Cavour -. Io credo che il progetto presenti dei vantaggi, certo con via Gramsci chiusa ci sarà anche più smog. Andrebbe riaperta ai due sensi via Manzoni».
«La chiusura di via Gramsci per me è positiva, dovrebbe portare più clienti a noi che lavoriamo in via Cavour – spiega Valentino Tonetta, che nel 2009 ha aperto un bar -. Però non sono d’accordo con le rotonde, si creerà maggiore confusione, se la viabilità della zona non verrà gestita bene».
Anche attorno a largo Mazzini non mancano i pro e i contro. Franco Giuffrida ha un bar che si affaccia su largo Mazzini, ed è favorevole al progetto. «Dipende da come verranno gestite, e dalla messa in sicurezza dei passaggi pedonali – chiosa -. Inoltre, il cantiere andrà coordinato bene». Anche a Stefania Tremolada, che gestisce un negozio di abbigliamento all’inizio di corso Milano, l’intervento piace. «Era ora – spiega -. Qui ogni giorno si creano code di traffico interminabile. E non credo che le rotonde ostacoleranno il passaggio degli autobus; già così a volte restano incastrati. Però occorre che i lavori durino il meno possibile».
«Non conosco a fondo il problema, siamo qui da appena un anno: tuttavia mi sembra sbagliato chiudere via Gramsci senza cambiare la viabilità attorno. Ad esempio riportando a doppio senso la via Manzoniª, spiega Maurizio Beretta, tabaccaio all’angolo tra via Manzoni e largo Mazzini. «Io sono qui dal 1995, e il traffico è andato costantemente peggiorando: ma non sono molto favorevole alle rotonde, temo si finisca come al Rondò dei pini, con code e disagi», è il timore espresso da Ciro Baselice, che gestisce un negozio di abbigliamento che da proprio sull’incrocio Mazzini-corso Milano.
Giuliano Da Frè