Giussano – Poco ossigeno nell’acqua: è questo l’esito delle analisi effettuate dall’Arpa sul laghetto. Dopo la morìa della scorsa settimana i tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, su richiesta dell’Amministrazione, hanno effettuato alcuni prelievi per accertare la causa che ha portato alla morte centinaia e centinaia di pesci delle diverse specie ittiche. Nel bacino lacustre, insomma, non sono state trovate tracce di inquinanti ma all’origine dei decessi c’è proprio la scarsa ossigenazione, che, complice il gran caldo, non ha lasciato via di scampo ai pesci. Che la strage di carpe, lucci, garassi, pardon, persici non sia dovuta alla presenza di sostanze tossiche è sicuramente una nota positiva anche se a stonare l’alto numero di animali morti, che è simile a quello del 2004, quando in un solo giorno, ne erano deceduti quasi 4 quintali. Sin dalle prime ore del mattino la temperatura dell’acqua sfiorava i 28 gradi, che è esponenzialmente aumentata con il passare delle ore.
Come quattro anni fa, insomma, i pesci, grandi e piccoli, non hanno retto alla morsa del caldo e, uno dopo l’altro, si sono spiaggiati. Addirittura sono morti esemplari di circa 30 chilogrammi di peso. A peggiorare la situazione e intorpidire ancor di più l’acqua il pane che i visitatori gettano in grande quantità come cibo per le ochette. Insomma, più che un laghetto in certi punti pareva uno stagno.
Il giorno stesso della strage, i primi a intervenire erano stati i pescatori del Gruppo Carroccio, poi la Polizia locale, i tecnici del Comune e la Protezione civile di Giussano, Carate e Verano. Lungo tutto il perimetro del bacino sono state piazzate delle pompe idrauliche, azionate per riossigenare e smuovere l’acqua torbida. Poi, insieme ai Vigili del fuoco di Carate, si sono attaccati gli idranti e sono stati riversati litri e litri di acqua fresca.
Per risolvere in modo deciso il problema servirebbero, però, interventi ben più radicali: riattivare alcune rogge, ad esempio, interrotte e deviate, nel tempo, da alcuni interventi edilizi poco rispettosi dell’ambiente. Lo ha spiegato l’assessore Vincenzo Zorloni che ha seguito i lavori rimanendo a bordo del laghetto tutta la settimana e si augura di poter ottenere dei contributi dalla Regione. L’Amministrazione comunale, infatti, ha partecipato a un bando regionale per ottenere finanziamenti per la riqualificazione ambientati di siti umidi proprio come quello del laghetto.
A margine della strage ittica anche una nota di colore che ha tenuto banco fra i frequentatori: una signora ucraina, per far fronte alle temperature bollenti, si stava per buttare nelle acque limacciose. Sulla cinquantina, badante di professione, la donna si è avvicinata in costume da bagno alle sponde del lago e stava per tuffarsi quando è stata fermata dai volontari impegnati nella rianimazione del laghetto. A loro aveva chiesto quanto sarebbero durati i lavori per poter fare un bel bagno in santa pace. In realtà, la donna, ha poi desistito dal tuffarsi per la presenza delle idrovore in azione.
Federica Vernò