Fiume Seveso, il nodo delle vascheInvaso a Senago? Comune dice no

Al Politecnico gli esperti fanno il punto sul Seveso e sul problema esondazioni. Da più parti la soluzione indicata è quella della creazione di vasche di laminazione. Ma i Comuni interessati ritengono l'impatto della struttura eccessivo. E intanto il fiume arranca.
Fiume Seveso, il nodo delle vascheInvaso a Senago? Comune dice no

Senago – Non è mai stato citato il suo nome, ma Senago era direttamente interessata al convegno “Fiume Seveso: problemi ambientali e prospettive di soluzione” che la Fondazione Aqualab, in collaborazione con Regione e Provincia di Milano, ha organizzato nella giornata di mercoledì al Politecnico.

La questione – Anche se non è attraversato dal Seveso, il Comune guidato dal sindaco Franca Rossetti dovrebbe ricoprire un ruolo fondamentale nel piano di salvaguardia idrogeologica del nord Milano. All’interno del suo territorio, ed in particolare nella zona meridionale, è infatti prevista la realizzazione di una vasca di laminazione cioè un grosso invaso che nei periodi di piena farebbe da valvola di sfogo per le acque del Seveso. Nel luglio 2010 però, dopo uno stucchevole rimpallo di responsabilità tra le varie forze politiche, il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità una mozione contro questo progetto perché, oltre che a precludere le possibilità di sviluppo di aree lasciate libere, andrebbe a peggiorare la qualità della vita degli abitanti del quartiere Papa Giovanni. L’Amministrazione senaghese, insieme agli enti superiori, si è dunque messa alla ricerca di soluzioni alternative meno impattanti. Con il coinvolgimento di Ianomi, ha preso corpo l’ipotesi di realizzazione di un collettore dal depuratore di Varedo, ritenuto non più adeguato, a quello di Pero. Questo sistema potrebbe non rendere necessaria la realizzazione di una vasca di laminazione o quantomeno diminuirne le dimensioni. Il collettore, che a Senago sarebbe interamente interrato, alleggerirebbe l’ondata di piena del Seveso. Contestualmente il depuratore di Varedo verrebbe dismesso e, dopo una bonifica del sedime, al suo posto sorgerebbe una vasca volano naturale a monte del canale scolmatore.

Politecnico–  Questi due progetti sono stati al centro dell’intervento che Maurizio Brown, ingegnere di Metropolitana milanese, ha fatto durante il convegno di mercoledì. «Non è facile trovare una soluzione univoca al problema delle esondazioni. Di certo c’è che i soli afflussi a valle dello scolmatore hanno una portata superiore rispetto alla capacità ricettiva del Seveso nel tratto tombinato di Milano per cui è necessario che, durante le piene, le acque a monte di Palazzolo non arrivino in città. La cosa più semplice da fare e più a breve termine è realizzare vasche di laminazione con tempi di invaso nell’ordine delle 4-5 ore, che però presentano come criticità la localizzazione in un territorio fortemente urbanizzato e una pessima qualità delle acque da invasare. Sarebbe più coerente fare interventi di ristrutturazione sulle reti di drenaggio. In questo caso i costi sono consistenti e i tempi più lunghi. Vanno poi risolti i nodi del trasferimento delle acque reflue da Varedo verso Pero e la laminazione degli scaricatori di piena al depuratore di Bresso».

Aree golenali e laminazione – Sulla stessa lunghezza d’onda sono le dichiarazioni di Dario Fossati, tecnico della Regione. «Nei Pgt dei Comuni va prevista l’invarianza idraulica, cioè nessuna goccia d’acqua di trasformazione deve finire nei fiumi senza essere prima stata laminata. Sono in corso degli approfondimenti sulla laminazione ma, visto che va azzerata la portata a monte dello scolmatore di Palazzolo, nella parte alta del corso del Seveso servono significative aree golenali di esondazione e due/tre vasche di laminazione vere e proprie».

 Fabio Cavallari