Erano tutti arcosauri crurotarsi

Concorezzo – «Nel nuovo sito paleontologico di Zone attualmente affiorano almeno 70 orme. Quasi tutte sono allineate una davanti all’altra a formare almeno 5 successioni di passi, che i paleontologi definiscono “piste”. Queste attraversano in varie direzioni due strati di roccia quasi verticali, su una superficie complessiva di circa 50 metri quadrati». Questo oggi, perché 220 milioni di anni da quelle parti c’era una vasta pianura fangosa con fiumi che sfociavano in un basso mare tropicale. Poi – e siamo a 15 milioni di anni fa – si formano le Alpi, le terre si accartocciano e quelle impronte diventano verticali. Per mostrarci come al cinema le orme di animali quadrupedi, plantigradi o semi-plantigradi, lunghi dai 2 ai 6 metri. «Le orme ci dicono che questi animali avevano una camminata molto stretta e piuttosto lineare, il che indica una struttura corporea con arti posizionati verticalmente sotto il corpo. Le zampe anteriori erano più piccole delle posteriori e le mani poggiavano a terra con una caratteristica rotazione rispetto ai piedi».

Le orme – Per molte delle orme identificate a Zone non è stato possibile individuare con certezza l’animale corrispondente. E di conseguenza l’identikit sono ipotetici. Ma non dovrebbero discostarsi troppo dalla realtà. «Nel Triassico superiore le terre emerse erano dominate dagli arcosauri – spiegano i paleontologi – un gruppo di rettili destinato ad avere grande successo nella storia della vita. Tra di essi si distinguono due linee evolutive: quella dei crurotarsi e quella degli ornitodiri. I primi hanno dato origine ai rauisuchi e ai coccodrilli, i secondi ai dinosauri e ai rettili volanti (pterosauri). Nei crurotarsi il piede ha una morfologia particolare e ben riconoscibile, con il quinto dito rivolto verso l’esterno. L’impronta di questo dito (il nostro mignolo) è l’indizio principale che ha portato i paleontologi a cercare gli autori delle orme tra i rappresentanti di questo gruppo».

Il nome – Le orme di Zone hanno dita corte e robuste, il quinto dei quali è tozzo e diretto verso l’esterno. Tutti indizi che fanno pensare a un Brachychirotherium (che si traduce mano bestiale dalle dita corte). Sul lago d’Iseo probabilmente ne vivevano due specie: Brachychirotherium thuringiacum e un’altra ancora inf ase di studio, forse nuova. «I rettili di Zone erano dunque degli arcosauri crurotarsi. Da un certo punto di vista, anche se non sono dinosauri, questi rettili hanno un antenato in comune con essi. In effetti sono accomunati dalla postura eretta degli arti, una struttura anatomica di successo che permise loro di fronteggiare “alla pari” i dinosauri per quasi tutto il Triassico».

L’ultimo – «In un recente sopralluogo, ancora più accurato dei precedenti, è stata scoperta la pista più grande, precedentemente sfuggita alla vista perché le orme che la compongono sono depressioni assai poco marcate, visibili soltanto con particolari condizioni di luce». Traduzione: di lì è passato un grande crurotarso che «possedeva un corpo piuttosto largo e probabilmente si muoveva più lentamente. Questo è testimoniato dai bassi valori dell’angolo formato da tre orme consecutive del piede». Era lungo più di cinque metri e non strisciava – è questa la spiegazione – ma teneva ventre e coda ben sollevati da terra».