Vimercate – È trascorso un mese dal duplice omicidio di via Adige. Un mese di indagini e rilievi scientifici le cui risultanze non sono ancora sulle scrivanie degli investigatori: il capitano Marco D’Aleo della Compagnia di Vimercate e il colonnello Michele Piras del Nucleo investigativo di Monza. Al momento le due squadre sembra siano ferme, in attesa proprio dei risultati delle analisi dei Ris di Parma che una settimana dopo il ritrovamento dei cadaveri hanno passato nuovamente al setaccio la villetta dove sono stati trovati l’ingegnere Antonio Campanini, 81 anni, la sua compagna, ex badante, Azucena Moreno Laino, 78.
I reparti scientifici dell’Arma stanno tardando a trasmettere l’esito delle loro numerose verifiche sui campioni ematici e sulle impronte digitali trovati in via Adige. E anche il medico legale si è preso tutto il tempo disponibile, prima di depositare il referto dlel’autopsia. L’esame è stato effettuato cinque giorni dopo il ritrovamento, il 9 gennaio scorso, e per il deposito del referto ci sono 30 giorni di tempo, con la possibilità però di una proroga. È plausibile, in sostanza, che la settimana prossima ci sia qualche elemento nuovo nelle mani dei carabinieri. Utile sarebbe capire l’ora esatta del decesso, anche per valutare gli alibi delle persone ascoltate finora, e la dinamica dell’aggressione che ha lasciato i due anziani in una pozza di sangue, nelle loro poltrone davanti alla tv accesa.
Si spera anche in qualche elemento in più sull’arma del delitto, grande assente dalla scena del crimine. Per il momento le uniche informazioni trapelate l’hanno descritta come un oggetto pesante e dotato di impugnatura. Un oggetto che il colpevole ha calato dall’alto al basso sulla testa delle vittime, ma chissà in quale ordine. Tutto è successo tra la sera del 3 gennaio e l’alba del 4, al 23 di via Adige, residenza di Campanini, imprenditore immobiliare dal patrimonio milionario e dell’argentina Azucena, in Italia chiamata Gigliola. Era passata da poco l’ora di pranzo del 4 quando al 118 arrivava la telefonata della segretaria vimercatese di Campanini, in compagnia del badante dell’anziano, un uomo dell’ex unione sovietica. Nel giro di mezz’ora, il vialetto che fronteggia la villetta si trasformava nella foto di copertina di giornali locali e non solo.
La segretaria e il badante, entrati in casa dal garage e piombati sulla scena del crimine, raccontavano di essere rimasti stravolti. A tal punto che dopo il ritrovamento uscirono dalla porta d’ingresso principale, compromettendo eventuali tracce dell’assassino. La notizia circolava rapidamente, ma sul luogo non si presentava nessuno dei tre figli di Campanini (Aldo, suo socio, la milanese Laura e la parmense Elena) né dei figli della donna, entrambi in Argentina. Il 9 l’autopsia, nei giorni seguenti le perquisizioni a casa di Aldo Campanini e l’arrivo dei Ris. Nei giorni scorsi l’apertura del testamento che, a parte la legittime, riserva il resto a nipoti, associazioni e compagna. Ma ancora nessun indagato. Né sospettato.
Valeria Pinoia