Monza – Guidano autobus, camion, sono alla guida dei muletti all’interno delle aziende di Monza e Brianza. Trasportano persone e merci sulle nostre strade. Due su 100 fanno uso di droghe che compromettono la loro capacità di guida. E’ il risultato sconvolgente di una ricerca condotta dal Centro Analisi Mediche di Monza (Cam) in collaborazione il Consorzio per lo Sviluppo della Medicina Occupazionale e Ambientale che comprende il Cam , l’Università di Milano Bicocca, l’Azienda Ospedaliera San Gerardo e la Fondazione Maugeri di Pavia.
Nella ricerca esposta al settantacinquesimo congresso della Medicina del lavoro a Bergamo sono stati esposti i risultati ottenuti tra il 2007 e il 2011 su 322.110 valutazioni urinarie di singoli stupefacenti su 35.789 soggetti.
“Abbiamo riscontrato 701 risultati positivi- spiega Marco D’Orso del dipartimento di Medicina del lavoro dell’Università Milano Bicocca e responsabile della Medicina del lavoro del Cam- vuol dire che 1,96 lavoratori su 100 fanno uso di sostanze, prevalentemente cannabinoidi e cocaina verificate con esami sia di primo che secondo livello secondo la vigente normativa”.
Tra i lavoratori sottoposti ad esami in molti hanno riferito di fare un uso regolare o irregolare di farmaci psicotropi, regolarmente prescritte dal proprio medico curante. “Purtroppo si tratta di farmaci- spiega D’Orso- con importanti effetti collaterali”. Diversi pazienti dopo il riscontro di una loro positività hanno riferito di assumere “integratori alimentari naturali” acquistati al di fuori dagli usuali canali commerciali ufficiali. In due casi è stato possibile analizzare la composizione di tali integratori riscontrando effettivamente nella loro composizione tracce di stupefacenti.
“La normativa nazionale che ha introdotto l’obbligo del controllo delle urine per alcune categorie di lavoratori aventi elevato rischio di infortunio con danno per terzi è ormai in vigore da alcuni anni- spiega D’Orso- ma la percentuale di lavoratori che risultano positivi ai controlli è costante, anche per l’immissione di nuovi lavoratori”.
A conclusione dello studio i ricercatori indicano la necessità di estendere la normativa vigente anche ad altre categorie di lavoratori : “Per esempio ai medici incaricati di atti chirurgici o comunque invasivi in ambito pubblico o privato, oppure ai lavoratori la cui attività comporta il rischio di precipitazione da altezza superiore ai due metri”.
“Per loro- conclude D’Orso- vige il divieto di assunzione di sostante alcoliche ma non esistono restrizioni di alcun tipo in merito alla assunzione di stupefacenti”.