Desio – Una parte del terreno confiscato alla mafia, in via Molino Arese, rientra in un progetto che prevede la realizzazione di palazzine. Se da una parte sorgerà la comunità per malati psichici che sarà inaugurata a fine mese, dall’altra potrebbe sorgere un complesso residenziale, il cui progetto è curato dall’architetto Claudio Lazzarotto e dal geometra Natale Moscato. La vicenda ha un iter burocratico iniziato anni fa ed è venuta alla luce nelle ultime settimane, nel momento in cui gli attuali amministratori hanno preso in mano la documentazione sul terreno di via Arese.
Dell’argomento si parlerà in consiglio comunale venerdì prossimo. Perché ora il Comune vuole correre ai ripari. Lo stesso prefetto di Monza ha scritto nei giorni scorsi una lettera al sindaco Roberto Corti, per sollecitare una presa di posizione, come si spiega nella delibera che i consiglieri saranno chiamati a votare. Il caso, da un punto di vista tecnico, è piuttosto complesso. I termini sono descritti nella delibera che sarà presa in esame in aula. In sintesi, una porzione dell’area confiscata ad un mafioso condannato in via definitiva fa parte di un progetto più vasto: i diversi proprietari privati della zona hanno presentato in comune, anni fa, il piano per la costruzione di una serie di palazzine.
In termini tecnici, si definisce un “piano attuativo”, denominato “C5”. La domanda è stata presentata nel 2006. Nel frattempo una porzione di terreno, di proprietà di Lorenzo Carbone, condannato dal tribunale di Reggio Calabria, è stato confiscato. L’Agenzia del demanio nel 2008 ha dato parere favorevole alla realizzazione del piano, a condizione che una parte degli edifici (sul terreno confiscato) venisse destinata ad edilizia residenziale pubblica. Nel maggio 2008 la giunta dell’allora sindaco Giampiero Mariani ha adottato il piano attuativo, che prevede l’edificazione su una superficie di oltre 9500 metri quadrati, di cui quasi 800 destinati ad edilizia residenziale pubblica.
Il piano è stato approvato definitivamente nel luglio 2008. Il consiglio comunale nel gennaio 2009ha preso atto dei trasferimenti dei beni confiscati. E nel gennaio 2010 è stata firmata la convenzione urbanistica. Ma l’amministrazione non ha mai stanziato a bilancio, a partire dal 2008, i fondi per la realizzazione delle palazzine a edilizia pubblica. Ora, la giunta Corti specifica che per quelle costruzioni servirebbe non meno di un milione di euro. Soldi che non possono essere previsti nel bilancio 2012, vista la situazione finanziaria del comune.
Il prefetto nel frattempo sollecita una presa di posizione: o l’amministrazione decide di realizzare le palazzine a edilizia pubblica, come richiesto dall’Agenzia del demanio, oppure decide di rimanere fuori dal piano, per evitare “commistioni con interessi privati”. Quest’ultima ipotesi è quella scelta dall’amministrazione, che porta in consiglio la delibera dal titolo “procedimento di esclusione dal piano attuativo denominato C5 delle aree trasferite al comune, in forza delle disposizioni in materia di gestione e destinazione dei beni confiscati”.