Denuncia telematica rifiuti,per gli artigiani ancora caos

La denuncia telematica dei rifiuti è un caos. Lo dice l'Unione artigiani che segnala come gli imprenditori interessati (2000 aziende in Brianza) debbano già pagare un tributo per un servizio che non è stato ancora attivato.
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Monza – L’adempimento di denuncia e smaltimento dei rifiuti cosiddetti pericolosi in azienda è ormai diventato un terribile rompicapo per le imprese artigiane. Malumori e proteste fioccano ormai quotidianamenteagli sportelli dell’Unione Artigiani della provincia di Monza e Brianza.

La data di avvio del sistema telematico, il SISTRI, ha già subito due proroghe. Oggi, a poco più di un mese dalla nuova scadenza (il 1 giugno 2011), gran parte delle aziende che si sono dotate, non senza problemi, della chiavetta elettronica per entrare nel sistema, segnalano gravi difficoltà di accesso e prevedibili problemi di registrazione dei quantitativi.

Per ora le imprese artigiane coinvolte nell’adempimento continuano ad utilizzare il vecchio sistema di registrazione e denuncia dei rifiuti del 2010 adoperando il consolidato modulo MUD (da consegnare entro il 30 aprile), ma paradossalmente hanno già dovuto versare i tributi previsti per l’utilizzo del SISTRI senza aver ancora potuto operare con il nuovo sistema informatico.

Nel 2010 hanno dovuto versare un tributo di 120 euro uguale per tutti, e tra pochi giorni, sempre il 30 aprile, dovranno versare anche quello relativo al 2011 che però è differenziato per tipologia di azienda e di rifiuti e per il quale, in extremis, il SISTRI ha annunciato una possibilità di conguaglio con quanto versato lo scorso anno usando un modulo complicatissimo…

Insomma un vero e proprio “caos” e nemmeno “calmo” visto che complicazioni ed onerosità non sono ancora finite: infatti per quanto riguarda i rifiuti del 2011, e ammettendo che il SISTRI non subisca una nuova proroga, è probabile che le imprese interessate, nel 2012, dovranno impegnarsi su un doppio binario: usare ancora il MUD per le registrazioni relative ai primi cinque mesi di quest’anno e avvalersi del SISTRI per i restanti.

“Calcolando le aziende che producono rifiuti cosiddetti pericolosi e quelle che provvedono a trasporto e smaltimento, sono circa 2 mila in provincia di Monza e Brianza e almeno 14-15 mila in Lombardia le imprese artigiane coinvolte in questo pasticcio – precisa Marco Accornero, segretario generale dell’Unione Artigiani -. Purtroppo i fatti e le numerose lamentele che arrivano ai nostri sportelli, confermano quanto fossero fondate le nostre forti perplessità su un meccanismo complesso, oneroso e finora gestito con approssimazione dalle istituzioni preposte. Non discutiamo la validità dell’idea di garantire una tracciabilità nel movimento di certi rifiuti che, in grandi quantità, diventano talvolta appetibili per avviare traffici illegali. Crediamo però che risulti sproporzionato, eccessivamente complicato e costoso per tante piccole imprese artigiane, peraltro non avvezze ad un uso sofisticato della telematica. Penso alle lavanderie, tipografie, autofficine, falegnamerie e perfino saloni di acconciatura ed estetica, costretti ad far fronte a questo nuovo sistema per quantità irrilevanti di rifiuti cosiddetti pericolosi. Bastano pochi grammi annui di lamette da barba o di ministrumenti per l’estetica, qualche flacone di solvente, minime quantità di scarti di lavorazione. Insomma complicazioni a volte davvero incomprensibili, oltre che intollerbili per molti artigiani”.

Forse può essere che, di fronte alle palesi difficoltà di avvio del sistema, arrivi una nuova proroga in extremis.

“Non lo escludiamo – conferma Marco Accornero -. Da un lato sarebbe una nuova beffa, visto che a questo punto la deroga arriverà dopo la scadenza dell’obbligo del versamento del tributo SISTRI per il 2011 prevista alla fine di questa settimana. Dall’altro evidenzierebbe ulteriormente il vero problema, per il quale stiamo adoperandoci, e cioè che questo nuovo sistema, forse funzionale a livello di smaltimenti industriali o di aziende di una certa dimensione, non è adeguato alle nostre piccole realtà d’impresa che vanno escluse dall’obbligo”.