Monza – Dopo l’occupazione, continua la protesta davanti al consolato di Genova. A riportare la notizia è lo storico quotidiano Il Secolo XIX. Una ventina di cittadini magrebini, arrivati da Monza e da Modena, hanno protestato sabato mattina sotto l’ingresso del consolato della Tunisia nel centro di Genova, in via XX Settembre, chiuso dopo l’occupazione di due giorni fa e per tutto il periodo festivo. Secondo quanto riferito dai carabinieri, i nordafricani si sono assiepati sul marciapiede davanti al palazzo, gridando alcuni slogan e chiedendo l’apertura degli uffici: sul posto sono intervenuti i militari, che li hanno identificati. Dopo l’arrivo dei carabinieri, alcuni dei manifestanti si sono allontanati, mentre pochi altri hanno proseguito nella protesta.
Il consolato era stato liberato proprio la notte prima dopo essere stato occupato da una quindicina di tunisini. I manifestanti, tra cui varie donne e alcuni bambini, ha occupato il consolato della Tunisia dal pomeriggio di giovedì fino a notte inoltrata per denunciare le persecuzioni subite da parte del vecchio regime e per protestare contro il mancato rinnovo del contratto di una dipendente della sede diplomatica. All’interno degli uffici, a trattare con i manifestanti, che erano arrivati anche da Parma e da Novara, sono rimasti alcuni funzionari ed il console stesso, di cui alcuni occupanti avrebbero chiesto le dimissioni perchè accusato di essere legato all’ex dittatore Ben Alì.
I carabinieri del comando provinciale di Genova, che hanno presidiato fino a tarda sera l’esterno dell’edificio e sono entrati nel consolato soltanto intorno alle 2 di notte per convincere gli ultimi manifestanti a lasciare i locali, sono stati per tutta la durata dell’occupazione in contatto telefonico con il console, che avrebbe chiesto espressamente ai militari di non intervenire perché si trattava di una “questione interna”. Sul posto sono accorsi anche poliziotti e agenti della Digos.
Al termine dell’occupazione, che si sarebbe svolta pacificamente, senza alcun atto di violenza o coercizione, tutti i manifestanti sono stati identificati e un uomo, sbarcato nei giorni scorsi a Lampedusa, è stato accompagnato in caserma per accertamenti.