Monza e Brianza la provincia più “consumata” d’Italia: il territorio costruito è pari al 35%, il 65% quello rimasto vergine. Il dato emerge dal Rapporto sul Consumo di Suolo 2015 di Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ricerca presentata giovedì a Milano al convegno “Recuperiamo terreno” nell’ambito di Expo.
In Italia il consumo di suolo viaggia a una velocità inferiore rispetto la passato (6-7 metri quadrati al secondo), ma non si ferma. In particolare il cemento avanza sulle coste: lì sono stati consumati 500 chilometri quadrati, come l’intera costa della Sardegna, con la Liguria è in testa (40% entro i 300 metri dal mare).
Ma tornando al dato provinciale, con il suo 34,7% di suolo consumato Monza Brianza non ha rivali. Batte anche la provincia di Napoli (29,5%) e quella di Milano (26,4%) che con la Brianza condividono il podio. L’Ogliastra, in Sardegna, ne ha consumato solo l’1,5%, la provincia di Aosta l’1,6%.
Ma a livello comunale è l’hinterland napoletano a farla da padrone con il record del 85,4% di suolo costruito di Casavatore e poi giù altri comuni come Arzano e Torre Annunziata fino al sesto posto nella classifica italiana. Al settimo però si torna in Brianza, a Lissone, con il 64% di consumo.
L’eccessiva cementificazione, ad di là dei problemi legati a traffico e inquinamento, determinano problemi di varia natura: ha infatti ripercussioni dirette sulla qualità delle acque e dell’aria, sulla biodiversità e sui cambiamenti climatici, ma può anche incidere sulla salute dei cittadini e mettere in pericolo la sicurezza dei prodotti destinati all’alimentazione umana e animale.