Cesano Maderno – L’incubo è quasi finito, è solo questione di consegna e montaggio dei mobili. É la storia di Carlo Borne, 57 anni, dipendente dell’impresa “Politex” di Novedrate, attualmente in mobilità e residente sino al 12 agosto scorso all’ultimo piano dell’ala della corte di Cascina Gaeta andata a fuoco, dopo che la lavatrice di una famiglia pakistana era esplosa. I danni maggiori li aveva subiti proprio il suo appartamento, dove viveva con la moglie Rita Garramone e la figlia che frequenta un istituto superiore.
Il fuoco aveva sciolto la porta d’ingresso, divorato vestiti, biancheria: «Abbiamo dovuto ricomprare praticamente tutto- racconta- l’incendio non ci ha lasciato niente. Vede questo televisore? Ce l’hanno regalato, è senza decoder, lo compreremo. Abbiamo ricomprato i mobili, abbiamo rifatto tutti gli impianti, insomma abbiamo ricominciato da zero». Qual è stata la cosa più difficile di tutti questi mesi? «Sicuramente vivere fuori casa, aver cambiato drasticamente le proprie abitudini. Io da agosto dormo su un divano, ma nei prossimi giorni torneremo tutti a casa».
Delle famiglie sfollate già due sono rientrate nel loro appartamento. Si tratta dei Garramone tra cui la suocera di Carlo, che oltretutto in questi mesi terribili ha dovuto anche reagire alla perdita del marito, un lutto difficile da superare. Sono invece ancora dei cantieri aperti le case delle due famiglie straniere coinvolte una albanese, in vacanza al momento dell’incendio, e una pakistana, da dove sono partite le fiamme.
Gli operai stanno lavorando febbrilmente e per primavera inoltrata la corte dovrebbe tornare alla normalità, anche se all’appello manca il passaggio più importante: «Noi i lavori li abbiamo iniziati e finiti – precisa Borne – ma dobbiamo ancora capire quanto e quanto pagherà l’assicurazione».
Cristina Marzorati