Carate, “Pozzi” in Consiglio”Non si pensava a delocalizzare”

Carate, “Pozzi” in Consiglio”Non si pensava a delocalizzare”

Carate – «Quando la proprietà Pozzi si è presentata la prima volta a me e alla mia maggioranza non ha ventilato l’ipotesi di delocalizzazione completa della produzione. La delocalizzazione sul nostro territorio avrebbe comunque comportato un’importante ristrutturazione aziendale. Mi spiace se ai lavoratori è stato comunicato altro». Così il sindaco Marco Pipino ieri sera, giovedì, al consiglio comunale straordinario convocato su richiesta delle minoranze per fare il punto sulla situazione lavorativa e urbanistica della “Pozzi Leopoldo” di via Cavour, la ultracentenaria azienda meccano tessile di Agliate che lo scorso mese è stata messa in liquidazione e per cui è stato chiesto il concordato preventivo.
Il primo cittadino ha ripercorso le tappe della vicenda, aziendale e occupazionale, spiegando le novità delle ultime ore: «Appena a conoscenza che la situazione dell’azienda era precipitata, mi sono subito attivato», ha ricordato nel suo lungo intervento. Poi ha aggiunto: «Proprio oggi il presidente della Provincia, Dario Allevi, che i lavoratori hanno incontrato a metà marzo, mi ha comunicato il nominativo di un gruppo bancario disponibile ad anticipare le spettanze della cassa che non potrà essere erogata prima di sei mesi». In costruzione, poi, c’è la bozza di accordo tra proprietà e sindacati, da presentare in prefettura nei prossimi giorni. «Una dichiarazione di intenti – così Pipino – non immutabile e soggetta a periodiche verifiche delle istituzioni coinvolte. Un punto di partenza che da ambo le parti possa trovare attuazione e possa portare alla risoluzione dei problemi dei singoli lavoratori».
La bozza, al momento, non piace ai trentasei dipendenti in cassa integrazione straordinaria dalla scorso 8 marzo. «Non contiene quello che si era detto la settimana scorsa in Prefettura a Milano», spiegavano mercoledì davanti al cancello dell’azienda dove da più di un mese sono organizzati in presidio permanente. Da qui la protesta, limitata al pomeriggio di mercoledì: cancelli chiusi e blocco totale delle attività.
Come già fatto per due giorni settimana scorsa, i lavoratori hanno bloccato l’accesso in ditta anche ai quattro “ex colleghi” assunti per un anno nel ramo degli scambiatori di calore passato alla neonata “Pozzi Leopoldo srl”, società che potrebbe recuperare altri due rami aziendali, dando lavoro ad altri cinque-sei dipendenti.
Sarebbero quindi quattordici i lavoratori da ricollocare, dei 36 a carico al momento della liquidazione. Detto di quelli assorbiti o assorbibili dalla “Pozzi srl”, tre sono andati in pensione, altri cinque potrebbero essere rimpiegati in due aziende di Seregno tramite agenzia interinale e altri quattro, infine, accompagnati alla pensione. I lavoratori, presenti in buon numero alla seduta, hanno seguito il dibattito in silenzio. Così il sindacalista interno Alberto Petullà: «Ringraziamo tutti i consiglieri, di maggioranza e di opposizione, per essersi presi a cuore la nostra situazione e per la disponibilità. Non abbiamo colpa per questa situazione spiacevole venutasi a creare».
Alessandra Botto Rossa