Carate, gli operai della Pozzis’incatenano al ponte grande

Carate, gli operai della Pozzis’incatenano al ponte grande

Carate – Dove porta la disperazione? Quella dei 38 lavoratori della “Pozzi Leopoldo” di Agliate in cassa integrazione per crisi aziendale da inizio mese, dopo la messa in liquidazione della ultracentenaria fabbrica meccanotessile di via Cavour, questa mattina, venerdì, è approdata sul ponte di Realdino grande di viale Trento e Trieste che collega Carate e Besana ed è tristemente noto come “il ponte dei suicidi”. E non è un caso se, spintisi fino al centro del ponte che sovrasta il Lambro, una delegazione dei lavoratori si sia incatenata alle barriere protettive e abbia legato alla rete lo striscione che dal loro punto di vista sintetizza la storia aziendale: «1885: la prima generazione inizia la storia. 2010: terza generazione fa la disfatta». Gettando al di là della barriera il fantoccio di un operaio, i lavoratori hanno voluto simboleggiare il suicidio dell’azienda, una morte per cui accusano proprietà e amministrazione comunale. Lo hanno denunciato i manifesti e i cartelli che i lavoratori, scortati da carabinieri e polizia locale e accompagnati da operai della Beta di Sovico e della Yamaha di Lesmo, hanno portato in corteo dalla ditta in cui da cinque settimane è in corso un presidio permanente, fino al ponte, creando inevitabile disagio al traffico lungo il percorso, con automobilisti costretti a marciare a passo d’uomo. «Vogliamo avere certezze, non parole». E poi: «Presi in giro da Comune e da proprietà». E ancora: «Quattro mesi senza stipendio».
Sul maxistriscione a sfondo nero, le sagome degli operai della Pozzi lanciati a calci in un tritacarne per lasciare spazio a un complesso residenziale da 120 unità abitative, come previsto per il futuro urbanistico dell’area. Con gli operai guidati dal sindacalista interno Alberto Petullà, il sindacalista Cisl Tiziano Ripamonti: «Si sta cercando di dare a questi lavoratori alternative agli ammortizzatori sociali. Non vogliono assistenzialismo: vogliono lavorare. Per l’istituto della cassa, poi, non c’è credito. Il presidente della Provincia, Dario Allevi, a questo proposito settimana scorsa ha detto di aver già preso contatti con alcuni gruppi bancari affinchè si prendano l’onere di anticipare l’assegno rispetto ai tempi di erogazione dell’Inps. Chiediamo che Allevi mantenga l’impegno. Vogliamo poi capire se, rispetto alla società “Pozzi Leopoldo srl” a cui è stato affittato un ramo d’azienda che ha impiegato quattro dipendenti, ci siano possibilità di nuove assunzioni».
Cori di malcontento hanno accolto l’arrivo sul ponte del sindaco Marco Pipino: «I responsabili non li vogliamo, vergogna», ha tuonato un gruppetto di lavoratori abbandonando il ponte in segno di dissenso. Il sindaco ha assicurato ai sindacalisti il costante impegno suo e di Allevi, e ha annunciato un incontro per il pomeriggio di martedì, con la prefettura: «Sia io che il presidente – ha detto – stiamo seguendo lo sviluppo della vicenda e non dovrebbero esserci problemi per l’anticipo degli assegni della cassa integrazione da parte di istituti bancari. Il prefetto, inoltre, è disponibile a partecipare alla mediazione».
Alessandra Botto Rossa