Seregno – Giacinto Mariani come Evita Bovolato. Diciassette anni dopo la caduta del primo sindaco leghista di Seregno, detronizzata a seguito di una spaccatura interna allo stesso Carroccio, la storia potrebbe ripetersi a breve. Il caso che ha visto suo malgrado protagonista Francesco Gioffrè, il consigliere comunale pidiellino tacciato di un comportamento ai limiti della connivenza con la ‘ndrangheta nell’ordinanza dell’operazione Ulisse, che ha scelto di rimanere tra i banchi come indipendente di destra e di non dimettersi, come invece la coalizione gli aveva sollecitato di fare, ha portato alla luce del sole la distanza tra il gruppo consiliare leghista ed il primo cittadino, che ha in tasca la tessera del movimento fondato da Umberto Bossi.
Il vertice convocato a livello provinciale, che lunedì scorso, nelle intenzioni, avrebbe dovuto favorire il chiarimento indispensabile per proseguire la legislatura, visti anche i risicati numeri di cui oggi la maggioranza di centrodestra sulla carta dispone (sedici voti, contro i quindici complessivi di minoranze ed indipendenti vari), si è risolto in un clamoroso braccio di ferro. Di fronte al segretario di Monza e Brianza Dionigi Canobbio, i consiglieri hanno spiegato al primo cittadino di considerare preferibile uscire subito di scena, rifiutando senza mezzi termini l’ipotesi che un sostegno di Gioffrè possa diventare fondamentale in aula.
Di contro, Mariani ha invece ribadito di non voler rassegnare le dimissioni, forte dell’appoggio garantitogli dal Popolo della libertà, ma forse anche consapevole che una fine anticipata della legislatura, considerato che la metà del suo secondo mandato è ormai stata superata, rischierebbe di tradursi per lui in un prematuro addio alla ribalta politica locale, essendogli preclusa la possibilità di una ricandidatura a sindaco. La delicatezza della situazione è stata inoltre testimoniata da un vivace battibecco tra l’assessore alla Sicurezza Marco Formenti, l’unico tra giunta e consiglio ad essere rimasto fedele al primo cittadino, ed il segretario seregnese Andrea Colombo: il primo ha accusato di essere antidemocratico il secondo, che dal canto suo ha replicato sottolineando la sua quasi totale assenza dalla vita della sezione.
«Parlare di una rottura è esagerato -ha commentato successivamente Canobbio, il solo a rilasciare dichiarazioni ufficiali-. Ho registrato invece modalità di pensiero diverse su come affrontare i problemi. La nostra volontà è quella di verificare se si riesce ad andare avanti nell’interesse di tutti. Per questo, a breve convocheremo un incontro pubblico, per coinvolgere e confrontarci con la popolazione. Lo spirito della Lega Nord è tuttavia unitario». L’appuntamento, pur se manca l’ufficialità, dovrebbe essere ospitato il 17 ottobre, alle 21, dalla sala civica monsignor Gandini di via XXIV Maggio, alla presenza di Matteo Salvini, europarlamentare e segretario nazionale della Lega Lombarda.
Le affermazioni di Canobbio non sono però state sufficienti per gettare acqua sul fuoco. Il giorno dopo, i leghisti Roberto Trezzi e Marco Dell’Orto hanno disertato la seduta della commissione consiliare Politiche di pianificazione territoriale, in cui stando alle previsioni ci si sarebbe dovuti occupare del piano di governo del territorio. Un’assenza, la loro, che sommata a quella annunciata di Francesco Tagliabue del Partito democratico ha fatto venire meno il numero legale richiesto per insediare i lavori. Proprio sul documento urbanistico, se mai si dovesse registrare nell’immediato quel ricompattamento tra le parti di cui c’è l’esigenza per continuare, potrebbe consumarsi a questo punto il casus belli che riporterebbe la città alle urne già nella prossima primavera.
Non è un segreto per nessuno come il complicato percorso sia stato vissuto come un pugno nello stomaco dal gruppo consiliare, che ha perso la fiducia nel sindaco dopo l’ultima tornata amministrativa, quando si è scoperto che già da prima delle elezioni l’estensore Giorgio De Wolf aveva protocollato una bozza del testo, poi cestinata perché non condivisa. Più di un consigliere ha già fatto trapelare di non voler contribuire all’approvazione, necessaria per legge entro Natale, pena il blocco dell’intero apparato edilizio, per non rischiare le conseguenze giudiziarie in cui molti esponenti politici sono incorsi in proposito nei Comuni limitrofi. Insomma, l’impressione è che, se anche Mariani riuscisse nell’impresa di sopravvivere amministrativamente nel breve, difficilmente potrà mangiare il panettone nell’ufficio che oggi occupa a palazzo Landriani-Caponaghi.
Paolo Colzani
Leggi tutta l’inchiesta sulla crisi politica di Seregno sul Cittadino di sabato 6 ottobre.