Magari si faticherà a riconoscerlo, perché col nuovo tour ha completamente rivoluzionato il suo look. «Sì perché era troppo attraente per il pubblico femminile e creava disturbo sullo spettacolo musicale». Ecco quindi che Dario Brunori, la voce di Brunori Sas, ha tagliato i baffi: «Volevamo presentare la tournée con una nuova veste. E quale migliore occasione per darsi una ripulita?». E allora via al “Tour acustico senza baffi”.
In attesa del nuovo cd, il terzo in uscita il 26 marzo, con cui ha debuttato nel mondo del cinema e dopo tre anni di attività in cui ha rastrellato premi (Ciampi, Tenco, Mei) grazie a “Volume 1” e “Vol.2 – Poveri Cristi”.
Come sarà?
«Saremo in trio e presenteremo sia una rielaborazione dei brani vecchi sia quelli nuovi scritti per la colonna sonora di “È nata una star” di Lucio Pellegrini con Luciana Littizzetto e Rocco Papaleo. Il lavoro sulle canzoni dei primi album ci permetterà di presentarle con un’attitudine meno rock e sanguigna rispetto ai live che abbiamo fatto fino ad ora. Siamo senza batteria, ci aspettano set più d’atmosfera che di ritmo».
Com’è stato il debutto nel cinema?
«È stato un impegno interessante. Lucio era alle prese con una commedia e aveva bisogno di musica che sottolineasse i momenti meno allegri, a me scrivere testi deprimenti vien facile ed ecco fatto. Ma no, l’accordo prevedeva che non dovessimo scrivere canzoni per raccontare fedelmente la storia, nel nostro caso musica e canzoni avrebbero avuto un ruolo preciso per sottolineare gli episodi più significativi. In pratica una sorta di libertà condizionata. Ma anche un risultato senza i sottotesti sociali che hanno caratterizzato la mia produzione, più d’atmosfera e slegato dal concetto a tutti i costi»
E i “Poveri cristi” raccontati nel secondo album che fine hanno fatto?
«Ho preso una piccola vacanza dal cantautorato. Ma i poveri cristi li vedo nel mio pubblico, sotto il palco. D’altra parte se vengono a vedere Brunori, con tutta la musica che c’è in giro… Scherzi a parte, quello che vedo, che osservo, è la fonte continua dell’ispirazione».
Già, scherzi a parte. Dario Brunori è un personaggio capace di spiazzare chi gli sta davanti attraverso un uso intelligente dell’ironia. Così i suoi spettacoli viaggiano sul filo tra i racconti dalle stanze della vita quotidiana – che parlano di amori, vita, ricordi, delusioni – e la risata.
«La mia ironia è strumentale e spontanea: io socialmente sono così. Diciamo che la parte più emotiva di me la lascio alle canzoni e poi la prendo in giro sfidando una naturale timidezza. È una corda importante nello spettacolo, anche perché tenere uno stesso colore per tutto il concerto lo renderebbe meno vitale. Ma non c’è premeditazione, sono proprio così».
Ed è per questo che sul palco sei a tuo agio?
«Il live aiuta tantissimo sia dal punto di vista artistico che emotivo. Poi serve per mantenere viva l’attenzione su quello che fai, anche perché il rischio della ripetizione in quello che si scrive e si canta è di perderne il significato. Il pubblico in questo senso è una fonte per ricaricarsi, mentre il live è un’ottima palestra per crescere e fare esperienza. L’unico problema è che non mi permette di stare a casa in pantofole: non sono tanto rock, non sono fatto per la vita on the road. Ma faccio comunque questo sacrificio».
Brunori senza baffi si rimette in marcia dal Locomotiv di Bologna (22 marzo) e, venerdì 23, fa una fermata al Tambourine di Seregno (in via Tenca 16, ingresso 10 euro + tessera Arci). Poi via a Varese (il 24 al Twiggy), Fucecchio (il 25 alla Limonaia), Roma (il 29 per Radio2 Live), Marcianise (il 30 nei Non luoghi musicali), Marciano (il 4 aprile dai Cantautori della torre), Perugia (il 5 al teatro del Pavone). In un viaggio su e giù per l’Italia con date previste per ora fino a maggio (il 3 a Milano).
Ma Brunori Sas non è solo musica, è anche Picicca Dischi. «Sì, un’etichetta che funziona bene e piace tanto. Era un progetto che avevo in testa da tempo e prevedeva di utilizzare Brunori per fare crescere qualcosa, allargare il raggio ad altri progetti. Picicca ora sta lavorando al secondo album di Antonio di Martino e sono molto contento perché, oltre a un prodotto bellissimo, sta facendo emergere un gruppo di lavoro che dà grandi soddisfazioni».
Bene, quindi ora si può chiedere “Come stai”, che è la frase d’esordio del mondo che hai intorno?
«E ora posso rispondere che ho una casa e sto lavorando. Nel 2009, quando l’ho cantata in “Volume 1”, ero un po’ ironico e più amaro. Oggi sono ironico, senza amarezza». Comunque sempre ironico. E questo è importante.
Chiara Pederzoli