Bruciarono l’auto del consigliereQuattro anni ai due responsabili

Bruciarono l’auto del consigliereQuattro anni ai due responsabili

Brugherio – Due condanne a quattro anni di reclusione per la bomba molotov che nel maggio di quest’anno incendiò la macchina del consigliere comunale Vincenzo Zaffino (nella foto). La sentenza nei confronti di Aleksandre K. e Pal G., immigrati albanesi di 23 e 19 anni, è stata pronunciata ieri dal tribunale collegiale monzese, presieduto dal giudice Rosaria Pastore. Incendio doloso, fabbricazione di materiale incendiario, ricettazione le accuse contestate ai due stranieri, arrestati a giugno dai carabinieri di Brugherio e Monza, a circa due settimane dall’attentato che aveva distrutto l’automobile del politico brugherese. L’auto di Zaffino era parcheggiata in via Matteotti a Brugherio, a pochi metri dal suo studio di amministrazione condominiale.

I carabinieri, dopo aver rivenuto le tracce della bomba artigianale utilizzata, hanno passato al setaccio tutti i distributori di benzina della zona, fino alla scoperta dei due albanesi, immortalati dalle telecamere di un’area di servizio di via Adda, a Sant’Albino, mentre riempivano due bottiglie di acqua minerale con la benzina. Uno intento a compiere l’operazione, l’altro in macchina che aspettava il complice. “La benzina serviva ad una nostra vicina di casa, che era rimasta senza carburante”, è stata la difesa dei due nel processo. Tesi alla quale i giudici del tribunale non hanno creduto, optando per la condanna a quattro anni (il pm Donata Costa aveva chiesto quattro anni e mezzo) e il pagamento di una multa di 800 euro ciascuno.

Il movente, come emerso già all’epoca dell’arresto è legato alla vicenda relativa al Dream Caffè di via Matteotti, locale frequentato dai due imputati, che aveva ingaggiato un contenzioso con i residenti di un condominio amministrato proprio da Zaffino, al quale gli inquilini avevano consegnato una petizione di firme per chiedere la chiusura anticipata, inoltrata dal consigliere stesso in comune.
«Non avevo mai ricevuto alcuna minaccia – ha fatto sapere Zaffino davanti ai giudici – mi ero limitato a portare una raccolta firme in municipio».
Per i due albanesi, i guai con la legge non si erano limitati all’attentato di maggio. I carabinieri di Arcore, infatti, nello stesso periodo li avevano arrestati con l’accusa di aver rapinato il Punto Snai di quel Comune. Un’agenzia finita almeno cinque volte nel mirino di gruppi di malviventi. Per arrestarli, i carabinieri si erano mescolati in abiti borghesi assieme ai clienti dell’agenzia di scommesse, acciuffando i due nel giro di pochi secondi.
f. ber.