Briosco, morì nella trielinaI titolari: “E’ stata imprudenza”

Briosco, morì nella trielinaI titolari: “E’ stata imprudenza”

Briosco – «La vasca era chiusa ermeticamente, c’è un parapetto da superare e non puoi cadere. Nessuno gli aveva dato disposizioni di aprire la vasca; siamo rimasti molto colpiti da questo infortunio e non siamo ancora riusciti a capire come possa essere successo». Si difendono così i fratelli Motta, titolari della ditta Cosmov, l’azienda in cui perse la vita Maurizio Beneventi, 36 anni, morto nel 2007 dopo essere caduto in una vasca di trielina. A giudizio davanti al tribunale di Monza con l’accusa di omicidio colposo ci sono i fratelli Motta, appunto, e tre lavoratori accusati di favoreggiamento, perché avrebbero taciuto alcune circostanze relative alla morte del loro collega. Un quarto lavoratore aveva già patteggiato sei mesi in udienza preliminare per aver reso false dichiarazioni al pm. Durante l’udienza dell’altro giorno hanno preso la parola gli imputati. Secondo le accuse Beneventi è rimasto stordito dalle esalazioni di trielina ed è caduto nella vasca. Per la difesa, il magazziniere a quella vasca non doveva metterci mano. «La vasca di trielina era usata ad Opera per sgrassare le maniglie in ottone e quando è stata dismessa perchè le maniglie in ottone non si usavano più l’abbiamo portata prima a Milano e poi a Briosco – ha continuato Silvano Motta, che si occupa della gestione produttiva della società, mentre il fratello Giuseppe, a sua volta interrogato, si occupa della parte commerciale -. Era stata messa in magazzino per questioni di spazio». Nel corso di una delle scorse udienze, il funzionario incaricato dalla magistratura di redigere una relazione tecnica sull’accaduto aveva dichiarato che l’operaio era caduto nella vasca perché stordito dalla trielina. Sempre secondo il tecnico, l’uomo si trovava all’interno della vasca stessa e non sul bordo esterno. Circostanza che secondo il difensore dei fratelli Motta, l’avvocato Andrea Folco, proverebbe una grave imprudenza da parte del lavoratore. Secondo quando già ha sottolineato dalla difesa, è emerso che il macchinario era di fatto fuori dal ciclo di produzione. Uno dei punti su cu si dibatte, infatti, è proprio l’uso della trielina all’interno dello stabilimento e la regolarità dello stesso. Gli operai avrebbero negato di farne uso durante le fasi della lavorazione, sostenendo peraltro che il macchinario con la vasca in cui era caduto Beneventi, era in disuso da tempo. «Può anche darsi che non fosse stata svuotata del tutto – ha detto uno degli imputati – ma non è vero che gli operai vi accedevano liberamente».
Federico Berni