Biassono, profugo uccel di boscoIl sindaco: se torna va in questura

Ospitato insieme a tre connazionali in un bi-locale messo a disposizione dal Comune, un profugo nigeriano venerdì scorso è scomparso. Il sindaco Malegori: «E' diventato un clandestino, quindi rimpatriabile. Se dovesse tornare verrà portato in Questura».
Biassono, profugo uccel di boscoIl sindaco: se torna va in questura

Biassono – Venerdì scorso ha deciso di partire, ma non è più rientrato. Si tratta di uno dei quattro nigeriani ospitato in paese. I giovani, tra i 18 e i 25 anni, dal 22 agosto alloggiano in un bi – locale di Cascina Ca’ Nova, arredato in maniera essenziale e funzionale dal Comune. I quattro approdati a Biassono, sono stati accolti in base ad una Convenzione stipulata dalla Prefettura con il Comune. Convenzione che dà la possibilità ai nigeriani di spostarsi dal paese, previa informazione ai Servizi sociali. Dalla partenza al rientro, devono intercorrere 3 giorni, con l’obbligo di ritornare nei termini stabiliti.

Ma il 25enne, il più grande del gruppo, che durante una nostra intervista aveva spiegato di essere stato ben accolto, ha comunicato di volersi assentare per qualche giorno, ma non è più rincasato, non rispettando così la Convenzione. A questo punto il Comune non ha più l’obbligo di riprenderlo in paese. L’Amministrazione comunale, in base alla Convenzione, garantisce ai giovani vitto e alloggio e il pagamento delle utenze: costi sostenuti dal Municipio che verranno poi rimborsati dallo Stato. La parrocchia e le associazioni di volontariato, si sono attivate per procurare l’abbigliamento ai nigeriani. La Caritas locale ha iniziato un corso di italiano per aiutare i profughi ad inserirsi nella comunità.

«A me dispiace molto che il ragazzo non abbia capito l’opportunità data – spiega il sindaco Piero Malegori – Così facendo è diventato a tutti gli effetti clandestino, quindi rimpatriabile. Se dovesse tornare verrà portato in Questura. Noi ci stiamo impegnando per cercare di inserirli nel tessuto sociale locale. Come Comune abbiamo deciso di impegnarli in lavori socialmente utili 3 o 4 ore al giorno».

La scorsa settimana però, tre dei quattro ragazzi, si sono rifiutati di continuare, richiedendo al Comune soldi cash e non buoni spesa. Ma dopo un colloquio con il sindaco, i giovani sono tornati sui loro passi e da lunedì hanno ripreso i piccoli lavoretti. «I lavori socialmente utili sono un modo per tenere occupati questi giovani – spiega il sindaco Piero Malegori – ma soprattutto sono importanti perché danno loro la possibilità di integrarsi nel tessuto sociale, capire come viviamo e quali sono le nostre regole. Se poi il loro iter di valutazione dovesse concludersi positivamente, questi lavoretti possono tornare utili nel momento in cui potranno cercare un lavoro».
Erica Sironi