Bellusco – «Vado a dormire in macchina, non è un problema, ma così mi portano via tutto». Enzo Nastasi ha 59 anni; è sposato con figli, a Bellusco vive da quando era un ragazzino. Due anni di disoccupazione alle spalle: la difficoltà sempre più grande di far fronte a spese, bollette, affitto adesso è diventata l’angoscia per lo sfratto. «Abbiamo un mese per trovare una soluzione, altrimenti andiamo a dormire in macchina». La voce che tradisce ansia e disperazione, le lacrime agli occhi: Enzo Nastasi e la moglie si sono rivolti in settimana al Cittadino per raccontare la loro storia e lanciare un appello.
«Siamo stati sfrattati, non abbiamo lavoro. Abbiamo chiesto in comune e al sindaco, ma non c’è nulla da dare. Non ci resta che andare a dormire in macchina». Lo ripetono come un ritornello, mentre spiegano che non possono più permettersi di pagare l’affitto loro casa. È per questo motivo, dicono, che già da qualche tempo hanno bussato alla porta del comune e anche della parrocchia. «Ci ha dato una mano con il fondo, per le bollette, ma ho bisogno che qualcuno mi aiuti a trovare una casa. Il vero problema è che se entro un mese non abbiamo una sistemazione io e mia moglie possiamo anche metterci in macchina, ma così ci portano via tutti i mobili. Non posso metterli in deposito».
La famiglia Nastasi vive da tre anni nella casa da cui sta per essere sfrattata; Enzo aveva tredici anni quando è arrivato in paese. La moglie lavorava nel settore metalmeccanico, lui spiega di aver svolto diverse attività, stampaggio plastica, muratore e altri lavori, prima di finire disoccupato. «Chiediamo l’intervento del comune per un alloggio, bastano una camera e un bagno», dice Nastasi. La moglie gli fa eco: «C’è bisogno di un gesto tragico per avere attenzione? Se non troviamo una casa mi metto in macchina davanti al comune. E allora arrivano i carabinieri. Purtroppo non possiamo più pretendere aiuto da familiari e amici che hanno fatto tanto».
Il sindaco Roberto Invernizzi, raggiunto telefonicamente, fa sapere che Bellusco ha preso iniziative per aiutare chi è colpito dalla crisi, ma che non ci sono case comunale disponibili in questo momento. Alla decisione disperata di dormire all’addiaccio era arrivata, la scorsa primavera, anche una famiglia di Usmate Velase. Paola Villella e Samuele Galbusera, madre e figlio, 61enne lei, 34 anni lui, sfrattati dalla loro casa popolare, dopo alcune notti trascorse sul ballatoio del palazzo in cui vivevano avevano radunato le loro cose, trasferendosi in uno spiazzo del parco della Cassinetta, a Velate. Qui erano rimasti per alcuni giorni, riparandosi con una tettoia di plastica, qualche sedia, un tavolino e i viveri portati loro da alcuni concittadini e dalla Caritas, finché in loro aiuto non era arrivato un parente che ha trovato loro una casa e all’uomo un impiego.
Letizia Rossi