Lissone – La scelta coraggiosa è stata quella, ereditata, di aprire il premio non a una platea di artisti selezionati e invitati, ma a chiunque. Ci si può aspettare di tutto, con queste premesse. Anche di mandare alle ortiche un’intera edizione. Ma è andata diversamente e la mostra del premio Lissone 2012, assicura il neodirettore Alberto Zanchetta, è di «livello molto alto».
«Tanto da poterci permettere non di fare una banale collettiva delle opere selezionate ma una vera mostra, con un percorso attento in cui è possibile riconoscere temi e stili ricorrenti della scena contemporanea ». Soprattutto italiana, per ora, perché se un difetto c’è, ammette Zanchetta, è per il 2012 quello di avere fatto appello quasi esclusivamente al panorama nazionale. Lì dove è stato pescato Mattia Barbieri, il vincitore dell’edizione: nato nel 1985 a Brescia e allievo di Brera, ha già un discreto curriculum espositivo alle spalle che passa anche da alcune personali milanesi e modenesi e dalla selezione per il premio Cairo nel 2009. Nel 2012 a Faenza ha presentato “Did you Dio” e a Milano ha partecipato alla collettiva “Extradelicato”.
In questi anni sta partecipando anche al gruppo raccolto attorno alla rivista “E il topo” che ha tra gli animatori un artista di Macherio, Francesco Fossati, al quale nelle scorse settimane ha dedicato una personale (la prima) la galleria Cart di Monza.
La serie che ha presentato a Lissone è inedita e rientra sotto l’ala di «un figurativo metapittorico – osserva Zanchetta – che è un discorso sulla pittura, per usare un’espresione brutale direi una sorta di compendio figurativo rivisitato» in grado di rileggere e definire tecniche pittoriche differenti e riferimenti eterogenei, dall’iperrealismo alla street art. Barbieri si è aggiudicato il sostanzioso premio di 10mila euro («non sono molti i premi per artisti giovani così sostanziosi») che vale l’acquisizione dell’opera premiata e ha deciso («generosamente») di lasciare al museo anche l’altro lavoro in mostra.
Da lui e da Zanchetta ripartono intanto le speranze di un premio che dopo i fasti della metà del secolo scorso ha perso progressivamente fascino e peso nel quadro nazionale. «Intanto speriamo che nei prossimi anni il premio ritrovi un ruolo specifico, per esempio nella capacità di monitorare con attenzione cosa succede nel mondo dell’arte – dice il direttore – Sarà difficile di certo ricreare il clima culturale di cinquant’anni fa, ma contiamo e conto io attraverso la prossima edizione, tra due anni, di ritrovare maggiore visibilità». Cercando di allargare le braccia oltre i confini nazionali, una prerogativa essenziale per una manifestazione biennale che voglia avere appeal. La risposta comunque è stata alta anche per il 2012 e sono state centosettanta le proposte arrivate a Lissone da tutta Italia, ventisei delle quali arrivate alla selezione finale e alla mostra. Le opere rimangono allestite al Museo di arte contemporanea di Lissone (viale Padania) fino al 27 gennaio.
Massimiliano Rossin