Andrea Moro: ”Nel linguaggioradicata la nostra umanità”

Giovedì sera, alle 21, nella sede del ''Cittadino'', in via Longhi 3, parlerà Andrea Moro, 51 anni, professore ordinario di linuistica generale alla scuola superiore universitaria Iuss di Pavia. Intervista
Andrea Moro: ”Nel linguaggioradicata la nostra umanità”

Monza – Giovedì sera, alle 21, nella sede del ”Cittadino”, in via Longhi 3, parlerà Andrea Moro, 51 anni, professore ordinario di linuistica generale alla scuola superiore universitaria Iuss di Pavia. Tema: ”Parlo dunque sono. Linguaggio e neuroscienze”. Per approfondire l’argomento gli abbiamo rivolto alcune domande.

Parlo dunque sono. È il titolo della serata. Il rimando al Cogito ergo sum di Cartesio è evidente. C’è un nesso o no?
”Il nesso c’è senz’altro. Il “cogito” cartesiano voleva sintetizzare una prova inconfutabile dell’esistenza radicandola nel pensiero. Con “parlo dunque sono” – che forse andrebbe meglio reso con “loquor ergo sum” – intendevo invece suggerire una prova inconfutabile della nostra “umanità” radicandola nel linguaggio.
Certamente anche gli altri animali hanno un linguaggio, anzi se per linguaggio si intende “scambio di informazioni” anche le piante hanno un linguaggio e così le cellule di un organismo; se invece per linguaggio si intende quella capacità unica tra tutti gli esseri viventi di ricombinare le parole per formare frasi nuove e potenzialmente di lunghezza infinita allora veramente il linguaggio si identifica con la nostra identità, personale e di specie”.

Quali sono le neuroscienze e che cosa c’entrano con il linguaggio?
”Le neuroscienze possono essere definite in modo trasversale come il contributo che vari domini scientifici (biologia, matematica, medicina, linguistica, psicologia, ecc.) offrono alla comprensione dei fenomeni legati alla conoscenza, inclusa la memoria, le attività sensoriali, la conoscenza dei linguaggio, la razionalità e la visione.
Tradizionalmente, il linguaggio ha avuto un ruolo decisivo nelle neuroscienze: sia perché all’origine della moderna esplorazione del cervello in componenti autonomi sta proprio la scoperta che il linguaggio attiva una rete specifica del cervello, sia perché la scoperta delle proprietà matematiche delle lingue naturali a partire dagli studi pionieristici di Noam Chomsky negli anni ’50 del secolo scorso ha permesso di formulare le ipotesi rivoluzionarie sulla mente dell’uomo a partire dalle esperienze del bambino”.

Che cosa racconterà giovedì sera ai monzesi?
”Vorrei dare una carrellata delle idee principali trasmettendo però non tanto una visione sistematica e cattedratica dei problemi ma l’esperienza personale vissuta attraverso la realizzazione di alcuni esperimenti su cervello e linguaggio che passano attraverso la costruzione di grammatiche artificiali”.

Nuove tecnologie: dal linguaggio sintetico di twitter e quello sincopato degli sms: hanno incidenza sul modo di pensare dell’uomo o no?
”Decisamente no. Le abbreviazioni sono un fenomeno naturale in tutte le lingue e non hanno mai danneggiato la comunicazione. Basta vedere una qualsiasi epigrafe latina per rendersene conto: l’impero di Roma non sarebbe durato un millennio se le abbreviazioni avessero nuociuto. Semmai può avere un’incidenza negativa sul pensiero l’incapacità che abbiamo ora a mantenere la concentrazione.
Il ritmo del romanzo, coi suoi respiri lunghi e naturali, che un tempo scandiva l’attività intellettuale delle persone è stato sostituito dai singhiozzi televisivi dove ogni scena è addirittura ormai costruita per far posto alle proposte di acquistare merce o servizi. Se Dante avesse dovuto vendere tessuti toscani tra un girone e l’altro, dubito che sarebbe arrivato a contemplare l’ineffabile bellezza di Dio”.
Antonello Sanvito