17 marzo, Italia unitaGiussano molto meno

La Lega Nord al gran completo ha disertato la commemorazione per l'Unità d'Italia. Presenti invece, con il loro gonfalone, tutte le associazioni del Comitato che si era dissociato dalla decisione del Comune di non organizzare iniziative congiunte.
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Giussano – A portare la fascia tricolore il presidente del consiglio comunale Angelo Molteni. Assente, per motivi di salute, il sindaco Gian Paolo Riva, che ha fatto pervenire il proprio saluto a tutti i presenti, assente il vicesindaco Marco Citterio per motivi quasi certamente politici. Mancava in realtà, come era facile immaginare, tutta la Lega Nord alla commemorazione per i 150 anni dell’Italia. Erano presenti invece, con il loro gonfalone, tutte le associazioni del Comitato spontaneo che, a una settimana dalla ricorrenza, si era dissociato dalla decisione dell’amministrazione di non uscire sui manifesti pubblici con la firma del Comitato per la presenza di un’associazione evidentemente poco gradita. C’era il Popolo della libertà con assessori e consiglieri e c’era la minoranza consiliare. Sin dal mattino la polemica è stata messa da parte ma Giacomo Folcio, anima degli Alpini, non ha potuto non ricordare l’uscita «di alcuni consiglieri regionali dall’aula del Consiglio all’Inno di Mameli. Mi auguro che i militari impegnati in missione fuori dall’Italia o gli italiani all’estero non abbiano visto quella scena». A latere della manifestazione, una stoccatina all’amministrazione comunale è arrivata da parte di Folcio in riferimento ai fatti della scorsa settimana: «In campagna elettorale – queste le sue parole – si parla tanto di stare vicino al volontariato, poi viene fatta discriminazione tra associazioni».

Non ha fatto cenni alla querelle, invece, Angelo Molteni, che nel discorso ufficiale ha ricordato coloro «che hanno dato la vita, combattuto per la liberà e ancora oggi si mette a disposizione della nazione». E ha sottolineato il valore della cerimonia che «è fruttuosa se serve a capire e a capirci meglio». Una giornata, quella del 17 marzo, «che interroga ciascuno, perché ci sentiamo più responsabili nel nostro agire, perché nessuno si sottragga al proprio ruolo e si senta esonerato dal contribuire alla nuova costruzione. L’Italia ha bisogno di noi, di ciascuno di noi, per costruire, per sognare, per gioire, per gustare, attraverso il lavoro, la fatica e l’impegno, una grande e benefica nuova opportunità». Non ha fatto riferimenti espliciti nemmeno il presidente della Provincia Dario Allevi, a cui gli studenti hanno consegnato un pensiero a ricordo della giornata. Il presidente si è detto innamorato del proprio Paese, «a volte ancora troppo litigioso, quando invece, certe polemiche dovrebbero essere messe da parte e stringerci in un unico grande abbraccio».

Per quanto riguarda le altre iniziative, quelle organizzate dal Comitato, mille giussanesi hanno ritirato la bandiera italiana. Il richiamo simbolico è forte a quei mille che vollero l’Italia unita dalle Alpi alla Sicilia. Nei giorni precedenti la festa nazionale la baita degli Alpini è stata un viavai di persone che hanno chiesto il Tricolore distribuito in omaggio dalle Penne Nere per esporlo fuori dalle case. E ieri mattina, la baita era affollata: c’erano le associazioni del Comitato nato proprio per la ricorrenza, bambini, adulti, le forze dell’ordine, qualche rappresentante dell’amministrazione comunale. Tutti per rinnovare i valori dell’Italia libera e unita. La cerimonia è stata tutta dedicata al simbolo più alto dell’unità italiana: la bandiera. I festeggiamenti, infatti, si sono aperti con l’alzabandiera effettuato dall’alpino anziano, Antonio Caglio, classe 1930. In piazza, dopo i festeggiamenti in baita, è stato predisposto dal gruppo “La Madonnina” l’annullo filatelico con cinque cartoline dedicate al Risorgimento, ai giussanesi che partirono per partecipare alle guerre d’indipendenza, alla prima guerra mondiale, al primo consiglio comunale voluto dal Comitato di liberazione nazionale e alla bandiera nazionale.

Federica Vernò