Il primo applauso è scattato quando Pierluigi Bersani ha invitato il pubblico a fare gli auguri a papa Francesco: mercoledì 19 febbraio a Monza l’ex segretario del Pd, che poco prima aveva inaugurato la scuola di formazione politica dell’associazione Alisei, ha riempito la sala del liceo Dehon. Ad ascoltarlo, nel primo dei dialoghi intergenerazionali organizzati dalla segreteria cittadina del Partito democratico, c’era una platea piuttosto attempata: durante il confronto con alcuni giovani tesserati, tra cui i consiglieri comunali Sarah Brizzolara e Lorenzo Gentile, ha toccato i temi caldi della politica partendo dal racconto dello sciopero dei chierichetti che ha organizzato a undici anni per rivendicare una distribuzione egualitaria delle mance raccolte con la celebrazione di funerali, battesimi e matrimoni. «Il parroco – ha ricordato – era un sant’uomo e quando sono diventato ministro ha suonato le campane». «È giusto ribellarsi se qualcosa non va – ha raccomandato ai giovani – e non spaventatevi se siete da soli».
La lezione di Bersani a Monza e le politiche necessarie
Un altro applauso è partito quando ha rievocato la commemorazione del 25 Aprile a cui ha partecipato a Pessano dove il 9 marzo 1945 sono stati fucilati sette partigiani giovanissimi: prima dell’esecuzione uno di loro ha redarguito il compagno colto da una crisi di pianto dicendo che non sarebbero morti per niente. «Se sono morti per niente o per qualcosa – ha affermato – dipende da noi».
Per affrontare la transizione ecologica, ha spiegato l’ex segretario, servirebbe un’agenzia nazionale che, con risorse adeguate, pianifichi in un arco di quindici anni le azioni per arrivare alla produzione di veicoli elettrici: nel frattempo è necessario aumentare la produzione di energia rinnovabile e abbassare i prezzi. «Il Pd – ha ammonito – deve fare la battaglia sulle bollette».
A breve i democratici, ha aggiunto, dovranno impegnarsi a fondo nella campagna per il referendum sulla cittadinanza: «Abbiamo bisogno di un’immigrazione regolata – ha riflettuto – e sulla cittadinanza l’opinione pubblica ha cominciato a girare. Una vittoria sarebbe una affermazione di civiltà e sgombrerebbe l’aria da tante altre cose, come è successo con il referendum sul divorzio».
La lezione di Bersani a Monza e come vincere l’astensionismo
Per abbassare il forte astensionismo è convinto che sia necessario «essere espliciti sui temi sociali perché ci sono strati di popolazione che non raggiungiamo: servono politiche più egualitarie, una maggiore redistribuzione dei redditi, l’introduzione del salario minimo, la difesa dei sistemi universalistici» a partire dalla sanità pubblica. L’Europa, ha detto, tornerà a piacere quando tornerà ad avere un’idea di difesa e di politica estera, come ha fatto con la Ceca, e a esprimere un modello sociale. «Dovrebbe avere un nuovo inizio – ha auspicato – e dovrebbe partire da Roma». Per raggiungere la pace serve una vocazione al negoziato perché, ha concluso Bersani citando il cardinal Martini, bisogna essere disposti a concedere qualcosa in più di quello che si concederebbe secondo le proprie buone ragioni. «Oggi – ha commentato – la pace e la guerra sono diventate compravendite d’affari, ma in questo modo si preparano nuovi disastri».