Ospedale di Vimercate: gli studi della Pneumologia sui pazienti covid a un anno dal ricovero

La struttura di pneumologia dell’ospedale di Vimercate, di cui è direttore Paolo Scarpazza, ha svolto un’importante ricerca su un gruppo di pazienti colpiti da covid nei mesi scorsi nell’ambito del progetto di cui è capofila l’Asst Monza. Risultati pubblicati su” Respiratory Research”.
Il primario di pneumolgia ospedale Vimercate Paolo Scarpazza
Il primario di pneumolgia ospedale Vimercate Paolo Scarpazza Paolo Volonterio

La struttura di pneumologia dell’ospedale di Vimercate, di cui è direttore Paolo Scarpazza, ha svolto un’importante ricerca su un gruppo di pazienti colpiti da covid nei mesi scorsi. Il lavoro è parte integrante di uno studio multicentrico di cui è capofila la pneumologia universitaria di Monza, a cui hanno partecipato, oltre a quella di Vimercate, diverse altre strutture di pneumologia e radiologia della Lombardia.

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La ricerca e i suoi risultati sono stati pubblicati su” Respiratory Research”, tra le più autorevoli riviste scientifiche internazionali al mondo.

“Lo studio – ha spiegato Scarpazza – ha valutato la presenza di eventuali sequele polmonari su un gruppo di 287 pazienti, ospedalizzati presso il Presidio ospedaliero di Vimercate, per polmonite bilaterale da Covid-19. I malati (senza danni polmonari precedenti) sono stati suddivisi in tre gruppi a seconda del trattamento prestato, in base alla gravità dell’infezione: solo ossigenoterapia, casco Cpap, intubazione e ventilazione meccanica in terapia intensiva”.

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Tutti i pazienti sono stati valutati a 6 mesi dalla dimissioni, con un esame radiologico al torace, un test di funzionalità respiratoria, una visita pneumologica, e rivalutati a un anno di distanza con una Tac toracica ad alta risoluzione e, come in precedenza, un test di funzionalità respiratoria e la visita pneumologica.

“I risultati ottenuti – ha raccontato il primario dell’ospedale di Vimercate – hanno dimostrano che, fra i test di funzione respiratoria, il più sensibile è risultato il Dlco (la diffusione alveolo capillare, che valuta come avviene il passaggio dell’ossigeno dal polmone al sangue), che ha evidenziato una compromissione di lieve entità nel 53% dei pazienti trattati solo con ossigeno, nel 29% di quelli trattati con casco Cpap e nel 49% di quelli intubati”.

“La Tac toracica – ha aggiunto Scarpazza – presenta alterazioni per lo più lievi nel 46% dei casi del gruppo ossigeno, nel 65% del gruppo Cpap e nell’80% degli intubati. I pazienti più anziani e quelli che sono stati intubati sono a maggior rischio di sviluppare conseguenze radiologiche polmonari. Di più: a un anno dalla dimissione, persiste uno stato di dispnea da sforzo nel 35% dei casi totali”.

Il messaggio positivo della ricerca? Le alterazioni polmonari presenti a un anno dalla dimissione per polmonite bilaterale da Covid sono – tutto sommato – modeste rispetto alla gravità della pregressa infezione.