Non sono per nulla rassicuranti i dati che emergono dallo studio effettuato dall’Osservatorio Economia e Territorio per CNA Veneto e CNA Lombardia relativi all’impatto del Covid 19 sull’economia del nostro territorio. Le ultime proiezioni delineano un quadro economico più negativo rispetto alle stime precedenti. Il Pil della Lombardia relativo al 2020 fa segnare un preoccupante -9,8%. Per il 2021 le stime attendono una ripresa del 3,9% che si rivela, però, insufficiente per tornare ai livelli pre-Covid (-6,3% rispetto al 2019).
«I dati più recenti stimano una caduta dei principali indicatori economici assimilabile a quella di un regime di guerra – ha dichiarato Daniele Parolo, presidente di Cna Lombardia, presentando stamattina i risultati dello studio – Oltre al calo del Pil registriamo consumi al -11,1 %, investimenti al -8,2%. Il dato relativo agli investimenti ha in realtà contenuto le perdite previste dalle precedenti stime di ottobre (-13%), a testimonianza della grande resilienza del tessuto produttivo lombardo. Sarà fondamentale rigenerare fiducia, nelle famiglie e nelle imprese. La domanda interna costituirà il vero discrimine per una ripresa robusta e non solo trainata dall’export, pure decisivo per i segmenti più avanzati del mondo imprenditoriale.»
Per quanto concerne l’export, nei primi nove mesi del 2020 si è registrata una contrazione del 13,4% pari a 12,7 miliardi di euro. Nel periodo gennaio-settembre 2020 le esportazioni dei comparti manifatturieri hanno fatto segnare un calo del 13,2% rispetto agli stessi mesi del 2019. La flessione ha interessato tutti i comparti, con la sola eccezione di quello agroalimentare (+0,7%). Non sono confortanti neppure i dati relativi alle imprese. Nel periodo marzo-dicembre 2020 il numero di nuove imprese si è ridotto di quasi 9.800 unità rispetto allo stesso periodo 2019. Dati che appaiono in linea con il trend delle cessazioni (-9.615).
Tra i settori più colpiti ci sono commercio, turismo e manifatturiero. Secondo Parolo «oggi è necessario concentrarci su vaccini e investimenti a valere sul Recovery Fund. Per questo abbiamo voluto concentrarci su una lettura di quali aspetti del piano nazionale Next Generation Italia potrebbero realmente incrociare i bisogni delle imprese». Il comparto territoriale del Nord Italia con quasi 2,3 milioni di PMI, rappresenta il 50 % delle piccole medie imprese sul territorio nazionale ma «lo schema di Next Generation EU, così come è impostato- ha evidenziato il presidente di Cna Lombardia- non è a dimensione di piccola impresa ed è necessario tendere ad un impegno comune per far sì che lo diventi. Se si ritenga che alcuni settori siano strategici per l’economia del nostro territorio è necessario che ogni intervento da parte dello stato si attui rafforzando le filiere e mettendo in sinergia le imprese. Ma soprattutto deve essere strumento efficace e calibrato in grado di rispondere alle esigenze specifiche di quelle aree territoriali e produttive del Paese in grado di trainare la ripresa».
Per Stefano Binda, segretario Cna Lombardia: «Sono circa 56 i miliardi del Next Generation Italia, sui 223 miliardi previsti a regime, che risulterebbero a prima vista di maggiore impatto per le micro e piccole imprese. Soprattutto digitalizzazione ed innovazione dei processi e la grande sfida della riqualificazione degli edifici, nella chiave della sostenibilità, rappresentano gli asset più rilevanti su cui puntare per tornare a crescere e a farlo con un innalzamento complessivo del valore aggiunto espresso dalla nostra economia reale. Perché proprio di questo, per Cna Lombardia, si tratta: mettere a terra, concretizzare, far diventare realtà la finanza messa a disposizione dall’Unione Europea».