«Alla fine abbiamo fatto più di quello che ci era stato chiesto». Il dibattito sull’efficacia del reddito di cittadinanza (Rdc) e della ricollocazione mel mercato del lavoro di chi ha usufruito di questa misura rimane aperto. E Gianluca Proni, classe 1961, monzese, navigator che opera per l’Afol di Monza nel distaccamento di Concorezzo della sede di Vimercate, su questo ha le idee chiare: ragionare sul 25,7% di persone che hanno trovato un impiego seguendo la strada indicata dalle procedure Rdc non ha senso, o almeno ce l’ha fino a un certo punto.
Il terreno su cui si sono mossi i navigator nell’ultimo anno è stato troppo accidentato, causa Covid, per poter dare un giudizio obiettivo sul funzionamento dello strumento voluto dal Movimento 5 Stelle e fatto proprio dal primo Governo Conte.
«La nostra mission – spiega Proni – è quella di aiutare i beneficiari del reddito di cittadinanza a competere con gli altri nella ricerca di un posto. Non dobbiamo dare il pesce, dobbiamo insegnare loro a pescare, siamo i loro coach, ma alla fine i 100 metri devono correrli da soli».
I risultati finali, insomma, dipendono anche dalla capacità dei singoli di fare tesoro degli insegnamenti avuti. Ma in questo periodo occorre anche tenere conto del contesto in cui si svolge la ricerca di una occupazione, e non solo perchè la pandemia ha reso tutto maledettamente più complicato.
Intanto ecco l’identikit delle persone che si sono affidate ai 27 navigator brianzoli: spesso e volentieri hanno sui 50 anni, il loro curriculum di studi si ferma alla scuola media e molti vivono una sorta di analfabetismo di ritorno, infine ci sono diversi stranieri che non parlano bene italiano. Sono capitati casi di persone senza fissa dimora o famiglie per le quali gli stessi navigator si sono mossi con la Caritas per riuscire a riscaldare l’appartamento in cui vivono.
E poi c’è una carenza che costituisce un grosso handicap: il 90% non ha un computer, e oggi per cercare lavoro avere un pc è fondamentale.
«Dobbiamo dare un’alfabetizzazione informatica – osserva Proni – insegnare a scrivere una lettera in word, stilare un curriculum e inviarlo via mail. Per questo avevamo previsto un mese con otto lezioni, due a settimana».
Nella prima fase l’obiettivo era di aiutare le persone a mettere in fila le loro competenze: resilienza, flessibilità, problem solving, resistenza allo stress, tutte qualità che la vita ha insegnato loro senza che essi stessi si siano resi conto di averle e soprattutto senza sapere che possono essere una buona carta d’identità per presentarsi a un possibile datore di lavoro. Per tutto questo, ma anche per imparare come si fa un curriculum, come si sostiene un colloquio di lavoro, occorrono tre mesi.
«Poi – continua Proni – l’idea era di incontrarli due volte a settimana per inviare ogni volta cinque curriculum e arrivare, in un anno, a mandarne 500 in tutto. Ma è arrivato il lockdown e alla fine i curriculum li abbiamo inviati noi. Non è la stessa cosa: io ne seguo 121, un conto è seguirli mentre mandano le mail, un conto è inviarle per loro. Il 90% del nostro lavoro non lo abbiamo potuto fare».
I navigator si sono prestati pure a contattare le aziende, ma la crisi si è fatta sentire e solo negli ultimi mesi si è mosso qualcosa: «Ho trovato sette posti a dicembre, 14 a gennaio, due a febbraio, in aprile una società che lavora per Amazon assumerà 40 persone a tempo determinato». Ma i problemi non sono finiti qui: «Se avessi avuto un piccolo budget per la formazione, almeno metà li avrei fatti assumere. Cercano persone con la patente C, con l’Adr per il trasporto dei liquidi infiammabili: avrei fatto conseguire loro la patente. Altri avrei potuto iscriverli a corsi Oss (operatori socio sanitari, Nda). C’è un gap di competenze da colmare rispetto alle richieste del mercato».
Erano previsti degli strumenti come gli assegni di ricollocazione o l’anticipo per l’autoimprenditorialità, con il quale il titolare Rdc avrebbe potuto ottenere subito tutti i soldi dovuti, per 18 mesi, per poterli investire in una sua attività. Ma i decreti attuativi non sono mai arrivati e sono rimasti sulla carta.
Martedì 9 febbraio anche i 27 navigatori di Monza e Brianza hanno partecipato alla prima manifestazione nazionale per chiedere certezza sul loro futuro: assunti nel 2019, il 30 aprile scadrà il contratto e a oggi non hanno prospettive.
I navigator brianzoli, formalmente collaboratori dell’Anpal, sono laureati principalmente in giurisprudenza e in psicologia, equamente divisi tra uomini e donne. Cosa hanno fatto finora? Hanno affiancato gli operatori dei centri per l’impiego di Afol Mb di Monza (due), Cesano Maderno, Concorezzo, Seregno e Vimercate supportando tutte le fasi previste per la definizione del patto per il lavoro che ogni beneficiario del Reddito di cittadinanza è tenuto a sottoscrivere, affiancando gli operatori del Centri per l’impiego nell’accoglienza e presa in carico dei destinatari del Reddito di cittadinanza. Ogni navigator brianzolo è stato coinvolto nella integrazione delle politiche attive con le politiche di inclusione sociale. In sostanza ha partecipato alle equipe multidisciplinari che includono personale dei Servizi sociali e dei Centri per l’impiego per identificare i titolari di reddito di cittadinanza a progetti utili per la collettività.
Al 31 dicembre 2020 erano 6.425 le domande di reddito di cittadinanza accettate in provincia di Monza e Brianza. Cinquantacinque domande su cento sono di donne, quattro su dieci di over 45 anni, tre su quattro di cittadini italiani.