I settori elettrico e del gas, e con loro le forniture ai cittadini, sono a forte rischio se entrerà in vigore, così com’è, l’articolo 177 del Codice degli appalti. A lanciare l’allarme sono i sindacati che, dopo aver attivato stati di agitazione e aver sollecitato il mondo politico senza riscontro, hanno deciso di proclamare uno sciopero del settore per mercoledì 30 giugno. Il servizio ai cittadini è comunque garantito, come pure gli interventi di emergenza. Previsti presidi di fronte a tutte le prefetture, dalle 10 alle 12.
«L’articolo 177 – spiega Massimo Ferni della Femca Cisl Monza Brianza Lecco – obbliga le aziende concessionarie del settore a esternalizzare l’80% di tutte le attività oggetto di concessione senza gara, se di importo superiore a 150mila euro l’anno, anche nei casi in cui le attività vengano svolte direttamente dal proprio personale».
Tra le aziende interessate il gruppo monzese-comasco Acsm-Agam (900 dipendenti) , il gruppo seregnese Aeb (700) , la milanese-bresciana A2A (11.200), l’Enel (67mila).
Il Codice degli appalti risale al 2016 ma la norma in questione ha subìto diversi rinvii per la sua entrata in vigore. L’ultimo rinvio scade il 31 dicembre 2021.
«Mettere a gara queste attività – prosegue Ferni – molte delle quali svolte da società a prevalente capitale pubblico, quindi della collettività, significa affidare il servizio (e il relativo personale) ad aziende o cooperative non meglio specificate. Quale contratto applicheranno al personale queste società? Saranno in grado di garantire gli standard di sicurezza doverosi per questi settori? Ricordiamo che le società di erogazione dei servizi hanno anche garantito le forniture al 100% in periodo Covid».
Insomma, per i sindacati (145mila i posti a rischio, la loro stima) la natura di questi servizi (energia, gas) è talmente sensibile che è impensabile affidare certi servizi a imprese esterne: «La norma, così com’è scritta, è sbagliata perché non esonera le società di pubblici servizi. Va bene voler favorire la concorrenza, ma non al costo di rischiare di destrutturare i servizi pubblici».
I sindacati si chiedono quali società esterne siano in grado di intervenire sulle grandi linee ad alta tensione. E poi: quale azienda potrà garantire gli investimenti sulle reti se ha solo un affidamento temporaneo?
Dopo aver sollecitato il mondo politico e aver fatto assemblee della aziende, ora lo sciopero. «La preoccupazione per la Brianza c’è – sottolinea Dario Ceriani della Filctem Cgil Monza Brianza – il rischio è di svuotare le aziende ex municipalizzate, di perdere la prossimità al territorio, la capillarità degli sportelli che è il loro asso nella manica, di perdere il know how, di mettere a rischio la sicurezza dei cittadini. Oltre alle questioni contrattuali e alle garanzie per il personale».
«Se il criterio – continua – dev’essere quello del massimo ribasso, si va per forza a risparmiare sulla sicurezza. E poi si tratta di settori strategici per la transizione energetica dal fossile al rinnovabile a di cui tanto si parla. Siamo arrivati allo sciopero perché dopo stati di agitazione e pressioni non vediamo segnali di apertura».