La Borsa chiama la Brianza. E la Brianza comincia a rispondere. Piazza Affari rappresenta un’opportunità di crescita per le aziende del territorio, una delle possibili strade per sviluppare le potenzialità di imprese che, per capacità e storia, possono puntare a traguardi ambiziosi. E sono diverse le società che in provincia di Monza iniziano a crederci. L’ invito a considerare il percorso che conduce alla quotazione viene da Barbara Lunghi, brianzola doc, nata a Seveso, ora responsabile dei mercati primari di Borsa italiana. È la prima donna a ricoprire questo incarico e ci è arrivata senza rinunciare alla vita familiare.
Ha due figli, di 9 e 12 anni e, in un mondo ancora prevalentemente (ma non esclusivamente) maschile ha saputo affermare la sua professionalità: “Ci sono molte altre donne che lavorano nel mondo della finanza, ce ne sono sempre di più. Ci tengo molto a essere un role model per le più giovani, non si devono scoraggiare quando hanno una famiglia, si può avere una famiglia e una vita professionale soddisfacente. Credo che le nuove generazioni riusciranno a fare tutto da questo punto di vista, per la mia generazione forse c’è stata ancora qualche difficoltà in più”.
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«Conoscere gli strumenti». È cresciuta in Brianza, scuole medie a Seregno, le superiori al Marie Curie di Meda, e la sua famiglia, genitori e fratelli, è ancora qui, dove anche lei torna nei fine settimana. La laurea alla Bocconi e poi le opportunità professionali che le si sono presentate l’hanno portata a Milano fino a un ruolo di primo piano a Piazza Affari, dove sono già approdate diverse aziende brianzole, ma che potrebbe essere la meta di altre società locali che puntano a crescere.
“Le aziende di grandi dimensioni possono utilizzare la Borsa per accedere ad investitori globali, ma anche le aziende di piccole e medie dimensioni tipiche del nostro territorio – spiega – anche con pochi milioni di fatturato ma con ambizioni di crescita potrebbero beneficiare della finanza straordinaria, del mercato dei capitali, come alternativa al credito tradizionale. Società brianzole ambiziose ce ne sono tante, ma occorre conoscere questo tipo di strumenti e prepararsi”.
Programma Elite. C’è da vincere qualche resistenza culturale in un territorio ricco di idee e di risorse ma che non si è ancora aperto del tutto alle opportunità offerte dalla quotazione, anche se il messaggio inizia a fare breccia. Nel tempo Borsa italiana si è strutturata con una filiera di prodotti per accompagnare con gradualità le imprese in questo percorso, uno di questi è il programma Elite. Uno strumento utilizzato finora da 16 società brianzole che hanno potuto, grazie a questo accompagnamento, strutturarsi meglio in vista di un possibile accesso al mercato finanziario, inclusa la Borsa. Per le pmi ci sono opportunità specifiche, come l’Aim Italia, il mercato dedicato alle piccole e medie imprese, per il momento poco utilizzato dalla Brianza (l’azienda presente più vicina al territorio è la Bomi di Vaprio d’Adda). Seppure forse ancora non molto conosciuto, esiste da dieci anni, in cui ha aperto nuove opportunità a tante aziende. Contrariamente a quanto si possa pensare, infatti, le imprese che ora stanno utilizzando di più la quotazione sono quelle medie. Non per niente questo è stato un anno record per l’Aim. Pensare alla Borsa come un’opportunità potrebbe anche costituire l’occasione di programmare il futuro dell’azienda alla luce delle difficoltà che spesso si possono incontrare nel cambio generazionale, snodo fondamentale per proseguire l’esperienza di società nate da famiglie particolarmente intraprendenti ma che a volte faticano a trovare al loro interno, persone in grado di dare continuità a storie più che decennali e sono restie a prendere in considerazione la possibilità di affidarsi a manager esterni.
“Molte aziende quotate all’Aim – continua Lunghi – sono di prima generazione, sono state fondate da giovani, da persone che hanno un approccio sereno di fronte alla Borsa, che per far crescere l’azienda sono disposte ad aprire a soci terzi, per affrontare mercati che sono sempre più competitivi. La vera sfida sono le aziende familiari di seconda e terza generazione, che necessitano un accompagnamento anche culturale”.
Piazza Affari può essere anche il modo di mantenere la proprietà delle imprese in Brianza, a volte rilevate da società straniere. Due anni fa Rottapharm, dopo aver tentato senza successo proprio la via della Borsa, è finita quasi interamente nelle mani degli svedesi di Meda e poi degli americani di Mylan. E più recentemente Candy, che invece ha sempre respinto l’ipotesi di una quotazione, è finita nelle mani del colosso cinese Haier. Certo, ogni azienda fa storia a sè, e a volte l’arrivo degli stranieri può essere occasione per avere nuove risorse e attrezzare le aziende per le nuove sfide dei mercati, ma l’apertura al mercato dei capitali può essere un’alternativa seria a soluzioni di questo tipo. La Brianza, d’altra parte, non è sempre restia a prendere in considerazione la quotazione. è il caso di Agrati, leader dei sistemi di fissaggio per l’automotive, che negli ultimi mesi aveva stretto accordi con la spac IDeaMI ipotizzando l’ingresso in Borsa. Poi però gli investitori, di fronte a mercati che dall’estate scorsa a oggi hanno perso quasi il 20 per cento (e non quindi per mancanza di affidabilità dell’azienda di Veduggio) si sono raffreddati e hanno fatto marcia indietro. “Questo è un momento di forte volatilità -osserva Lunghi- in cui gli investitori sono molto selettivi. Auspichiamo che questi tempi finiscano e si torni su valori che rappresentino al meglio le società italiane quotate. Comunque ci sono aziende, come Moncler e Cucinelli, che si sono quotate in momenti difficili e hanno avuto grande successo, molto dipende dal progetto strategico con cui viene affrontata la quotazione. L’importante è che le aziende che puntano alla Borsa si preparino adeguatamente per cogliere l’opportunità. Spesso la decisione di quotarsi viene presa in momenti di picco del mercato, occorrerebbe invece prepararsi a prescindere e cogliere pienamente le finestre di mercato positive”.
Strutturarsi meglio. Per arrivare alla quotazione vera e propria ci vuole tempo, prima è meglio strutturarsi a dovere: non lasciare la società a un amministratore unico ma creare un consiglio di amministrazione, certificare i bilanci, verificare la presenza delle persone giuste, in grado di gestire una fase di cambiamento, separare gli interessi della famiglia da quelli dell’azienda, individuare quale società di un Gruppo è idonea a un’operazione del genere. Solo allora si è pronti, si può fare il salto. Basta aspettare la finestra giusta.