Ventisette sonetti per raccontare una città. Sono i “The Monza sonnets”, l’ultima raccolta poetica firmata da Renato Ornaghi, che ha voluto così dichiarare tutto il suo amore per una città che ha eletto come sua. «Questo libro è un tributo d’affetto a Monza che è parte del mio Dna – aveva raccontato all’indomani dell’uscita del volume -. Io non sono monzese di nascita ma di adozione, e questi sonetti sono il mio tributo di carne e sangue, proprio nell’anno del duecentesimo compleanno della città».
Significativa anche la data scelta per l’uscita del volume edito dall’Opificio monzese delle Pietre dure: il 24 giugno, giorno di san Giovanni Battista, patrono di Monza. Ventisette sonetti, appunto come recita il titolo, per altrettanti scorci della città cantati dalla penna di Ornaghi. Niente lengua mader questa volta, niente chitarra ad accompagnare i versi, ma solo le parole, incastonate nel rigido schema del sonetto, per raccontare la città e alcuni dei suoi protagonisti di ieri e di oggi.
Nella raccolta trovano spazio Gaetano Bresci e il canale Villoresi, la cattedrale vegetale nel parco e il duomo ma anche Lea Garofalo e la Casa del Fascio. Per ogni brano una foto scattata da Sophie Ornaghi, figlia di Renato, studentessa del liceo Valentini. «Le fotografie sono dei particolari, dettagli preziosi che servono per spiegare a volte in maniera esplicita il luogo raccontato, altre volte solo per evocarlo, sono comunque delle aggiunte preziose al testo», ha spiegato l’autore.