La filosofia a teatro. O meglio, il teatro in dialogo con la filosofia, e un filosofo tra i più amati chiamato in palcoscenico, per dar vita a un percorso prezioso, che regalerà a Monza e al suo pubblico un’anteprima nazionale. E così, con grande fascino, ad andare in scena sarà prima di tutto il pensiero. Ancora di più, il pensiero sull’Amore, protagonista grazie a Umberto Galimberti, capace di prendere per mano il pubblico, rassicurandolo (con la sua bravura) prima ancora di guidarlo in un viaggio nel territorio più misterioso. Sarà poi l’intensa presenza di Sergio Rubini e Margherita Buy a dar corpo e interpretazione alla lettura scenica di alcune delle più significative pagine sul tema.
Prenderà forma così, il 5 novembre al teatro Manzoni, un itinerario, dunque, unico e sorprendente.
Unico perché si tratterà di un inedito, di una prima nazionale, e sorprendente come tutte le cose d’amore che, Galimberti insegna, non appartengono al racconto dell’anima razionale perché, in loro presenza, l’anima si sposta, esce dal recinto umano della ragione e si ricongiunge alla follia degli dei.
Follia in cui però non ci perdiamo, perché ci accompagna l’amato, a cui siamo legati proprio perché ha colto, e in qualche modo riflesso, la nostra follia. L’evento speciale proposto, primo spettacolo della sezione Altri percorsi, è ancora più prezioso se ci si sofferma sulla sua origine.
L’idea del dialogo arriva proprio da Paola Pedrazzini, appassionata direttrice artistica del “Manzoni”, classe 1975, piacentina. Ed è lei dunque ad anticipare la traccia di “Tra la mia ragione e la mia follia ci sei tu”.
Come nasce il dialogo filosofico- teatrale che debutterà a Monza e che muove dal testo più importante scritto in Occidente sull’amore, il Simposio di Platone?
«Nel periodo estivo mi occupo anche della direzione artistica del Festival del Teatro antico di Veleia romana: si tratta di pochi spettacoli legati al mondo classico. Qui è nata l’idea di contattare Galimberti, che apprezzo molto per il suo essere rigoroso nella sostanza e affascinante nella forma e che considero il riferimento principale per la filosofia antica e soprattutto per Platone. E a lui è piaciuta l’idea di ragionare sul tema dell’Amore, con un tratto teatrale».
Poi sono arrivati Rubini e Buy.
«Certo. Con Sergio Rubini avevo già collaborato. Ed è stato naturale proporre a lui il lavoro, vista l’attenzione che ha per le sperimentazioni. Una duttilità che appartiene a pochi artisti. Rubini è un lavoratore folle in tal senso, non si stanca di cambiare e curare sempre i particolari. La mia idea lo ha colpito e ha messo così a disposizione il suo talento. Rubini si è messo in gioco in un dialogo con Galimberti, per la prima volta, proprio in occasione del Festival di Teatro antico e ne è rimasto folgorato, tanto da chiedermi la sera stessa del primo incontro teatrale con il filosofo-psicanalista di portare avanti il percorso, pensando a un progetto continuativo. Ho colto la sfida ed è qui che poi è arrivata anche Margherita Buy, con la sua versatilità. Senza dimenticare il ruolo di un produttore di grande esperienza come Marco Balsamo».
E Monza è al centro di questo progetto. Cosa significa per il teatro Manzoni poter godere di una prim a nazionale di questo livello?
«Mi fa senza dubbio molto piacere far debuttare qui questo lavoro. È importante anche per la centralità culturale che il teatro Manzoni intende giocare sul territorio. Saranno pochissime le date in Italia di questo dialogo, dunque iniziare a Monza è mettere in atto il desiderio, considerata anche la tendenza a proporre teatro outsider, di regalare una vera chicca di grande qualità».
Una rarità, insomma.
«Sì, anche per tutti gli impegni che hanno i protagonisti. Trovare una data in cui Galimberti fosse libero da conferenze e lezioni e Rubini e Buy dalle riprese in cui sono impegnati in questo periodo, è stato davvero arduo. Anche in questo sta l’eccezionalità della proposta, che spero venga apprezzata».
Appuntamento al teatro Manzoni domenica 5 novembre alle 16. Biglietti da 15 euro. Info: www.teatromanzonimonza.it.