“Sospesi”di Elend Zyma sul sagrato del duomo di Monza

Sabato 24 giugno torna davanti alla basilica di Monza l'installazione dell'artista che vive tra Monza, Milano e la Francia.
Sospesi-Ottavo giorno di Elend Zyma in piazza Duomo a Monza
Sospesi-Ottavo giorno di Elend Zyma in piazza Duomo a Monza

La sagoma di una croce, i fili che si intrecciano e tengono in tensione la struttura, un lenzuolo – un simbolo di vita quotidiana, con tutte le tracce che può portare – per raccontare come farebbe un sudario che l’esistenza prosegue, senza cancellare il suo passato. È l’installazione “Sospesi – ottavo giorno” quella che Elend Zyma porta per la seconda volta, per un solo giorno, di fronte al duomo di Monza.

“Sospesi” di Zyma: chi è l’artista

Succede sabato 24 giugno, a stretto giro dalle opere presentate all’oasi di San Gerardino nei giorni della solennità del compatrono di Monza e mentre prosegue fino al 2 luglio, al Micromuseo di via Lambro, nella Casa della luna rossa, la mostra dell’installazione “Riconoscimi – Sottosopra”, a cura di Felice Terrabuio. Elend Zyma è un artista nato il 23 marzo 1978 a Elbasan, in Albania: ha iniziato a dipingere e sperimentare con vari materiali sin da bambino. Subito dopo il diploma, si è trasferito in Italia, poi ha studiato alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Si è laureato con lode nel 2001, con una tesi sull’influenza tra arte e religione dal titolo “Gjerba – il portale delle bocche di drago”. Oggi vive e lavora tra Monza, Milano e la Francia.

Sospesi-Ottavo giorno di Elend Zyma in piazza Duomo a Monza
Sospesi-Ottavo giorno di Elend Zyma in piazza Duomo a Monza

“Sospesi” di Zyma: come nasce l’opera

Un tema ricorrente, quello religioso, che torna anche nell’installazione sul sagrato della basilica di san Giovanni, così come ricorrente è il ricorso a materiali diversi e di recupero (in questo caso legno, metalli, corde, lenzuolo). “Quest’opera nasce tra le mura di una piccola chiesa di suore, impregnata dell’energia emanata da quel luogo dove si pregava. In tale contesto si fa strada la progettazione di un’opera che parte da un lavoro su lenzuolo e pian piano prende forma e corpo attorno a quel corpo che non c’è più e diventa tutt’uno tra spazio, pensiero, materia, e tempo” si legge nella presentazione. 

La tela è è appunto il lenzuolo, teso e sospeso “in una struttura che diviene simbologia della croce e del sudario, dove si intersecano i fili della vita, tra tensioni ed equilibri, fili incrociati, tirati, interrotti, spezzati.  La croce vuole essere memoria ma al contempo simbolo di vita, invito ad una coscienza condivisa che attraversi come questo filo il mondo e unisca”. 

“Sospesi” di Zyma: il ciclo della vita

L’utilizzo a materiali che hanno concluso il loro “ciclo vitale” è “una riflessione che da tempo guida il lavoro dell’artista, nella sublimazione di un elemento che accompagna la vita dell’uomo in tutte le sue fasi. L’uomo storicamente si impegna nel togliere al lenzuolo memoria ed identità, lo lava continuamente per cancellare ogni traccia lasciata. Ma qualcosa resta, qualche macchia, qualche strappo, che attraversa il tempo e non va più via. Ecco allora che viene buttato, sostituito, cambiato: ed e lì che l’intervento dell’artista salva l’oggetto, la sua memoria e la sua unicità, in una similitudine con la vita stessa. Dalle tracce passate si riparte per creare qualcosa di ulteriore” fino a creare, “come in una teca, una sorta di reliquia esposta al mondo. Un mondo in cui il passato non si cancella, ma si evolve”.