Mentre l’autodromo sfida i limiti orizzontali della velocità grazie al Gran premio di formula uno, l’arte sfida quelli verticali grazie a un nuovo progetto della galleria Maurizio Caldirola arte contemporanea. Che ha preso in consegne un edificio di Monza, per la seconda volta, e lo fa diventare uno spazio d’arte.
L’anno scorso era stata la volta di via Pennati, con un palazzo già destinato alla demolizione o ora macerie – trasformato grazie allo stree artist Joy. Ora è la volta di via Quintino Sella 1: aperta giovedì la mostra “Vertical limits: research on post-human”, una collettiva che raccoglie opere di Arianna Uda, Armin Linke, Bernardi Roig, Bertozzi & Casoni, Daniele Carpi, Eltjon Valle, Greg Colson, Jacopo Mazzetti, Maria Lucrezia Schiavarelli, Mario Scudetti, Nicus Luca, Paolo Grassino, Patrizia Emma Scialpi, The Bounty Killart, Tom Sachs, Viz Muniz, Keith Haring. Uno sguardo diacronico e sincronico sull’arte che propone opere della storia recente e della produzione attuale che sarà inaugurato oggi, giovedì 3, alle 19: «L’inizio della stagione espositiva di un nuovo e vibrante spazio per l’arte a Monza» dice Maurizio Caldirola che ha battezzato lo spazio “M.Ar.C.O.”, due piani, cripta e giardino esterno che «accoglierà la sua prima mostra collettiva in concomitanza con il Gran premio di Formula uno d’Italia».
L’idea: «Prolungare la vita, ritardare la vecchiaia; guarire malattie considerate incurabili; trasformare il temperamento, la statura, le caratteristiche fisiche; fabbricare nuove specie; creare nuovi alimenti; colonizzare nuovi pianeti, sono solo alcune delle ossessione della società contemporanea, che stanno portando in moto perpetuo l’essere umano da una dimensione naturale ad una dimensione post-umana. Tutto, dalle tecnologie più evolute alle intelligenze artificiali, concorre a modificare la natura stessa dell’esistenza, il modo in cui gli uomini si interfacciano tra loro, le aspettative di vita». Che si traducono nella volontà di sfidare il limite, come dice il titolo della collettiva, di varcare i confini: «Luoghi esplorati da millenni ma che continuano a portare con se l’elemento dell’incognita, motivo di ricerca vitale: l’essere umano stesso, l’universo/cosmo e l’estremo passaggio».
Sono i temi su cui sono stati raccolti gli artisti che con media, idee, risposte differenti affronteranno l’idea del superamento dei limiti umani, «potendo ora come ora solo ipotizzare dove queste sperimentazioni porteranno l’uomo fisico, ma anche l’uomo spirituale», assicura la galleria, che ha scelto di lavorare per il progetto in uno spazio distribuito architettonicamente su livelli verticali e orizzontali.
E “M.Ar.C.O.”? Un acronimo perfino banale per un progetto ambizioso: significa Monza arte contemporanea. Che è molto di quello che manca alla città fatti salve alcune esperienze: credere nelle sua contemporaneità e nei migliori risultati dell’arte. Così come da alcuni d’anni ci crede la galleria Villa contemporanea in via Bergamo. Ma come diceva Moustache, questa è un’altra storia.