In vista della giornata mondiale missionaria, che si celebrerà domenica 19 ottobre anche nelle parrocchie locali, la comunità pastorale San Giovanni Paolo II di Seregno, unitamente alle sue realtà culturali di riferimento (circolo culturale San Giuseppe, associazione L’Umana Avventura, associazione Dare un’anima alla città, Movimento terza età, Casa della Carità Papa Francesco, Acli, Comunione e liberazione, associazione Carla Crippa, associazione Auxilium India e Gruppo solidarietà Africa), ha proposto martedì 14 ottobre nella sala Gandini di via 24 maggio un incontro molto partecipato con suor Azezet Kidane, eritrea con cittadinanza britannica, comboniana, con un lungo percorso di vita missionaria alle spalle. La serata, condotta da Luigi Losa, ha consentito la presentazione del libro “Oltre i confini. In missione dall’Africa alla Terrasanta”, che la religiosa ha scritto con Alessandra Buzzetti, giornalista di TV2000 ed INBLU2000, intervenuta in collegamento video da Israele, e con la prefazione del cardinale Pierbattista Pizzaballa, custode della Terrasanta.
Pace: la testimonianza di Alessandra Buzzetti
«La pace qui è ancora lontana -ha spiegato inizialmente Buzzetti-. Adesso abbiamo il cessate il fuoco, che speriamo possa durare, ma la strada è molto lunga. Quella di lunedì 13 ottobre è stata una giornata intensa. È stato emozionante vedere gli ostaggi ancora in vita tornare in Israele. Anche per la popolazione di Gaza, che era ormai stremata, c’è stato un sollievo». Buzzetti ha quindi spostato la sua attenzione su suor Kidane: «Ho incontrato suor Aziza, come la chiamano tutti qui, nel 2019. Mi ha impressionata la sua capacità di entrare in rapporto con l’altro. È una capacità di pochi in Terrasanta lavorare con tutti, come ha fatto lei. L’altro si sente accettato e rimane colpito dalla possibilità di essere ascoltato».
Pace: l’intervento di suor Azezet Kidane
Dal canto suo, la religiosa, che oggi risiede a Brescia ed ha vissuto un’esperienza anche nel Sud Sudan, ha ricordato: «Quando la mia superiora mi chiese di andare in Palestina, sapevo che c’era la guerra, ma ci sono andata. Vidi subito il muro che va fino a Betlemme. Non era chiaro dove fosse la Palestina e dove fosse Israele, perché le due nazioni ed i due popoli sono gli uni dentro gli altri. Sono stata là per 15 anni. In questo periodo, ci sono sempre stati morti da una parte e dall’altra, a volte anche migliaia, ma nessuno ne parlava». Ed ancora: «La pace va coltivata. Non dobbiamo aumentare l’odio. Spesso mi vergogno di come nel mondo si accoglie l’altro. I beduini sono un esempio di ospitalità, sono figli di Abramo. Uno di loro mi ha detto che noi cristiani siamo ponti. Un secondo beduino ha aggiunto invece che bisogna cominciare dall’asilo a parlare dell’altro, altrimenti tutti moriranno. Se noi rimaniamo nel nostro dolore, non riusciremo mai a capire il dolore dell’altro. Per fortuna, ci sono tantissimi che vogliono capire». Ma il traguardo della pace rimane comunque lontano: «Il sangue di Gesù scorre ancora. Le radici del problema sono sempre lì…».