Monza nel patrimonio dell’Unesco Un nuovo tentativo in Provincia

Un giorno o l’altro ci riuscirà Monza a entrare nel Patrimonio dell’umanità Unesco? È andata male con l’ipotesi parco (e la colpa, si disse qualche anno fa, era dell’autodromo). Poi l’esclusione dal circuito longobardo (e la colpa, si sa, è stata di Monza, che nemmeno ci ha provato). Ora è Forza Italia a riprovare la strada del patrimonio culturale mondiale tutelato.
Il duomo di Monza: proposta per candidare il centro città al Patrimonio dell’umanità dell’Unesco
Il duomo di Monza: proposta per candidare il centro città al Patrimonio dell’umanità dell’Unesco Fabrizio Radaelli

Un giorno o l’altro ci riuscirà Monza a entrare nel patrimonio dell’Unesco? È andata male con l’ipotesi parco (e la colpa, si disse qualche anno fa, era dell’autodromo). Poi l’esclusione dal circuito longobardo (e la colpa, si sa, è stata di Monza, che nemmeno ci ha provato). Ora è Forza Italia a riprovare la strada del patrimonio culturale mondiale tutelato.

Lo fa il gruppo del partito in Provincia, con la presentazione di un ordine del giorno – la cui discussione è in agenda giovedì 23 gennaio – con cui si chiede di aprire la strada per inserire una parte del centro storico di Monza nel Patrimonio mondiale dell’umanità, la World Heritage List.

La proposta di Forza Italia impegna la giunta provinciale a investire della questione il sindaco di Monza, Roberto Scanagatti, perché da regolamento Unesco è l’unico che può promuovere realmente l’iniziativa.

Il documento in discussione a palazzo Grossi parla delle mura trecentesche ormai scomparse, della tradizione mercantile, del duomo e della sua piazza, degli Zavattari, di Santa Maria in Strada, il Carrobiolo, il mulino Colombo. E ancora della villa reale, del parco. «Il centro storico della città di Monza con i suoi inestimabili tesori è pienamente e assolutamente all’altezza e possiede i requisiti necessari per essere definito patrimonio dell’umanità» scrive l’ordine del giorno.

Provarci significa essere presentati da un membro dell’Unesco per la “tentative list”, le candidature, con almeno due requisiti fondamentali: uno è l’autenticità delle opere o delle architetture, il secondo è almeno una delle condizioni ridefinite nel 2005. E cioè: rappresentare un capolavoro del genio creativo dell’uomo; aver esercitato un’influenza considerevole in un dato periodo o in un’area culturale determinata, sullo sviluppo dell’architettura, delle arti monumentali, della pianificazione urbana o della creazione di paesaggi; costituire testimonianza unica o quantomeno eccezionale di una civiltà o di una tradizione culturale scomparsa; offrire esempio eminente di un tipo di costruzione o di complesso architettonico o di paesaggio che illustri un periodo significativo della storia umana; costituire un esempio eminente di insediamento umano o d’occupazione del territorio tradizionale, rappresentativi di una culturale (o di culture) soprattutto quando esso diviene vulnerabile per effetto di mutazioni irreversibili; essere direttamente o materialmente associato ad avvenimenti o tradizioni viventi, idee credenze o opere artistiche e letterarie con una significanza universale eccezionale (criterio da applicare solo in circostanze eccezionali o in concomitanza con altri criteri). Il regolamento ufficiale sul sito dell’Unesco.

Non è così certo che Monza risponda ai criteri unesco, per molti motivi, prima di tutto per la discontinuità della conservazione del centro storico. Di certo, se la candidatura arrivasse, sarebbe in ottima compagnia: all’ultimo aggiornamento, ottobre 2013, la lista era davvero lunga, dal massiccio del Monte Bianco alla cascata delle Marmore, dall’Asinara a Orvieto, poi i portici di Bologna, la cappella degli Scrovegni, la via Appia, persino il paesaggio vinicolo di Langhe, Roero, Monferrato e Valtellina.Si tratterebbe, in ogni caso, di un’anticamera: prima bisogna arrivare fino alla tentative list. Poi passare gli esami di maturità veri.