C’è stato un tempo in cui Monza contava 35 mila abitanti attivi di cui 12 mila impiegati nell’industria del cappello. Sono i primi anni del Novecento e la città era conosciuta come “capitale del cappello” nel mondo. I cappellifici avevano i nomi dei primi capitani d’industria: Carlo Ricci, Giuseppe Cambiaghi, Paleari e Ferrario e poi Valera, Carozzi, Villa. La produzione record è del 1920 con 2 milioni di cappelli prodotti in un anno.
Racconta di Monza capitale del cappello, ma anche dell’inesorabile declino, la mostra “Chapeau” che apre venerdì 19 ottobre alle 18 (per l’occasione ingresso libero) ai Musei civici di via Teodolinda (fino al 6 gennaio). Curata da Nicola Saredo in occasione dei quarant’anni della fondazione del Museo etnologico di Monza e Brianza, la mostra è l’occasione anche per mostrare quanto è stato raccolto dall’istituzione ora presieduta da Silvana Giacovelli, per raccontare la storia della città e si arricchisce di documenti e immagini d proprietà dei musei civici .
Ad accogliere i visitatori nel cortile dei musei ci sarà uno de macchinari che più di altri identificano il lavoro dei cappellai come il battiala, salvato dai volontari del Museo etnologico alla chiusura uno dopo l’altro, dei grandi cappellifici monzesi. All’interno il percorso, in più sezioni, illustra la vita dei pionieri del cappello, la storia degli imprenditori e degli operai.
Alcuni come Giuseppe Cambiaghi fecero costruire case per i propri dipendenti (quelle del cappellificio Cambiaghi sono ora un condominio signorile nell’omonima piazza del centro), altri assunsero decisioni poco popolari come quella del cappellificio Ricci-Valera quando scelse un gruppo di monache monzesi per sorvegliare i reparti femminili della produzione.
«Dovette fare marcia indietro – spiega il curatore – gli operai insorsero visto che temevano che la presenza delle monache potesse favorire i sindacati di stampo cattolico».
Si racconta tra le immagini e qualche oggetto anche la vita degli operai del tempo, la devozione a San Giacomo, la cui statua è stata riposizionata in anni recenti in via Pesa del Lino, le tradizioni a tavola e nel tempo libero come il bicchiere di “mista”, un intruglio a base di grappa fortemente alcolico con cui i cappellai sopportavano un ambiente d lavoro spesso caldissimo e poco salubre.
Tra gli oggetti raccolti suscita curiosità il cilindro di Re Umberto, uscito dalle mani dei lavoratori del cappellificio monzese, fondato nel 1880 in corso Milano, o i cappelli di ogni foggia realizzati a Monza Per il mercato estero. Una sezione è dedicata alle diverse fase di produzione del cappello con un’impronta fortemente didattica e adeguata alle visite delle scolaresche. La mostra ha ricevuto il sostegno del Rotary club Monza Nord – Lissone e della Fondazione di Monza e Brianza onlus. Per le scuole, da sempre ambito privilegiato dell’azione culturale dei Musei civici e del Memb, sono previste numerose iniziative dedicate:visite guidate e laboratori.
Da sabato 20 ottobre la mostra è aperta al pubblico nei giorni e orari di apertura del museo con ingresso incluso nel biglietto del museo.