Nonostante siano ormai in circolazione da tempo, i jeans colorati continuano a creare sorpresa e curiosità da parte dei monzesi, e non solo. Dal momento che chi li ha creati li ha sistemati anche in punti nevralgici del traffico cittadino, ormai sono un piccolo mistero (nonostante siano in giro da tempo) che corre di interrogativo in interrogativo soprattutto su internet. Bene: nessun mistero. O meglio: un mistero c’è, evidentemente, se tanti si interrogano. E quindi chi li ha creati ha raggiunto il suo obiettivo.
Dunque, piccolo manuale per capire:
1. Li ha creati un artista, un artista monzese, che da tempo – addirittura con tanto di autorizzazioni pubbliche – ha deciso di creare un’installazione multipla e muta in giro per la città.
2. L’unico obiettivo dichiarato è riportare il colore nella vita delle persone. Che detto così è semplice, ma c’è qualcosa di più: il progetto Dreaming jeans.
3. L’artista si chiama Roberto Spadea, ha esposto diverse volte a Monza, ha partecipato a molti eventi culturali ed è tra i fondatori dell’associazione Streetartpiu (senza accento).
4. Pochi mesi sulla pagina facebook dedicata al progetto ha raccontato il suo lavoro così: «Questo mio progetto artistico prevede l’installazione di n° 40/50 Jeans colorati con quattro colori fortemente emotivi: Rosso passione , Giallo sole, Verde primordiale e Azzurro cielo, resi rigidi da una lavorazione in resina epossidica resistente all’acqua. Questi pantaloni, assolutamente Jeans, assolutamente usati e ricchi di storie personali, mi sono già stati donati da tante persone desiderose di condividere con me questa performance artistica. Ogni Jeans viene da me lavorato singolarmente, colorato e modellato pensando alla persona, secondo il naturale stile del pantalone stesso. Nella nostra città ci sono una cinquantina di pali stradali dismessi, senza più cartelli; Le mie saranno appese e fissate a questi cartelli attraverso delle fascette da elettricista, sempre facilmente removibili. Questi pali sono tutti in posizioni che non intralciano altri cartelli stradali , semafori, ecc…»
5. Perché i jeans? Perché «il jeans è l’unico indumento al quale un po’ tutti, soprattutto da ragazzi, ci siamo veramente affezionati. Negli anni di utilizzo ha preso le nostre forme e in un certo senso la nostra personalità, condividendo il bello e il brutto del nostro cammino. Negli anni si e consumato, scolorito e alcune volte si è strappato a tal punto da non poter essere più utilizzato. Un po’ quello che sta succedendo alla vita di oggi sempre più grigia, senza colore, sopraffatti come siamo da una crisi non solo economica ma anche di emozioni, di dialogo, di rispetto e di sensibilità verso gli altri».
6. E poi il colore, che «per me rappresenta un’ossessione tematica, una esperienza vitale ed emotiva ma anche concettuale e simbolica. Un colore che vuole invadere il mondo, che si espande nella città, che si staglia sulle barricate, perennemente in lotta contro la neutralità e l’indifferenza. La fedeltà al colore è la fedeltà allo slancio vitale, cromatico ed esistenziale. Un colore che sceglie di stagliarsi in primo piano, di tornare ad essere protagonista nel mondo della vita, con la sua forza attrattiva e seduttiva».
7. Non c’è altro da sapere: tranne seguire la conclusione del progetto alla pagina facebook creata dall’artista ed eventiualmente partecipare rispondendo al suo appello finale.