“Vorrei trasferire a computer i diari dello zio per stamparli e renderne la lettura possibile a tutti. Se mi dai i quaderni faccio la scansione e subito te li restituisco”. Queste poche parole di Mario Vismara, nipote di Eugenio Corti, alla moglie e zia Vanda hanno dato il via a un progetto che si può intendere come il regalo di compleanno per i 100 anni dello scrittore.
L’intento del nipote è diventato un libro di 660 pagine, edito da Edizioni Ares e ha un titolo importante: “Eugenio Corti – Ciascuno è incalzato dalla sua provvidenza. Diari di guerra e di pace 1940-1949”, diciassette quaderni riempiti da Corti dal 18 novembre 1940 al 22 novembre 1949 e trascritti con l’aiuto di Carlo Crespi. Corti ha 19 anni quando inizia a scrivere questi diari, ma la sua scrittura è da subito molto adulta, colta e soprattutto ricettiva e attenta ad ogni cosa che egli vede, legge, sente, prova.
La partenza di questi scritti è la descrizione allegra di se stesso, di un ragazzo che, educato, ritiene che sia buona cosa presentarsi ai propri interlocutori, quindi lo fa immaginando, forse, che i diari avranno un lettore.
In altri punti della raccolta di questi scritti, Corti si rivolgerà invece direttamente al diario come fosse un amico con il quale a volte si scusa per non aver scritto con puntualità. Ad ogni modo, ogni pagina di questo volume è un racconto non solo della vita di uno studente, poi soldato, poi professionista e marito, ma anche dell’Italia, della sua politica delle sue bellezze e anche di quelle, insieme alla descrizione delle difficoltà, di altri luoghi che Corti vivrà da soldato.
Parti d’Italia che non sono la sua Lombardia, ma anche tante terre straniere che attraverserà durante il viaggio che lo porterà in Russia. Ecco, la Russia si conquista una grande fetta dei diari di Corti: è una destinazione che non gli viene imposta, ma che lui sceglie.
Corti chiede di andare in Russia e, anche se nello stesso momento in cui lo fa pensa al dolore che questa sua decisione causerà alla madre, spererà molto di arrivarci per compiere un dovere che sente non rinviabile benché, qualche tempo prima, la chiamata alle armi Corti l’aveva potuta rinviare in quanto studente universitario.
Corti in questi diari promette e mantiene. Nella pagina del 10 gennaio 1941 ricorda al lettore, e forse a se stesso, che avrebbe parlato “delle cose e degli uomini che mi circondano” e a questo intento lo scrittore terrà fede fino alla fine dei suoi diari. Cose e uomini. Attraverso cose e uomini Corti disegna una mappa emozionale, politica, di cronaca precisa senza perdere il segno, come avesse in testa il piano dell’opera. E c’è spazio per tutto in questi scritti, tenuti insieme dal disegno di Dio che Corti non dimentica mai: la provvidenza, ciascuno ha la propria.
La fede di questo ragazzo che cresce nei diari è sempre salda e calata nel quotidiano. Lo scrittore di Besana non trascura mai un grazie a Dio per quello che di bello e prezioso vede attorno a sé e che sa guardare con grande sensibilità; allo stesso modo non nasconde al suo lettore il desiderio di creare una propria stabilità affettiva con una donna che sia il suo faro e che troverà nella moglie Vanda: “Si può dunque dire che Vanda è ormai la mia fidanzata. Ciò mi dà un senso di tranquillità e d’equilibrio nella vita” scriverà nell’ultimo messaggio affidato ai diari il 22 novembre 1949.