C’è qualcosa di innocentemente ribelle come in Queneau, qualcosa di metacinematografico come in Fellini, qualcosa di estremamente personale come nella vita di chi ha fatto PoesiaPresente nei suoi primi dieci anni di vita.
Una passione che ti divora, andando a ritroso, un film che non è solo quello che dice ma anche come lo dice, qualcosa che serve per scompaginare le carte sul tavolo. E quelle carte sono le carte sudate di tanti secoli di poesia. Solo che è la poesia di oggi e sa -sapendo che non è tutto – che ha bisogno anche di un corpo e di una voce per essere raccontata. Riparte da qui, PoesiaPresente, il festival che da un decennio collabora alla rivoluzione della poesia a partire da Monza: da uno spettacolo nuovo, che significa non sbatacchiarsi una mano sulla spalla per dirsi quanto siamo stati bravi, ma allungare il braccio (la mano) verso il prossimo capitolo da scrivere. Si intitola “Marcia film”, ha per sottotitolo spettacolo di teatropoesia ed è la messa in scena che Dome Bulfaro, Enrico Roveris e quel manipolo di furoreggianti inquieti visionari della versificazione negli anni Duemila ha immaginato per celebrare il decennio di Mille gru (l’associazione che è anima di PoesiaPresente) e che ha preparato per domenica, 11 dicembre, il giorno in cui in qualche ora di spettacolo i nodi verranno al pettine al Binario 7 di via Turati a Monza.
Con dieci euro (che è il prezzo del biglietto) ci sarà da comprarsi un pezzo di anima. Quella persa e sciupata in tanti minuti scanditi dall’oggi che non è mai in grado di guardarsi attorno per scoprire che propri lì, negli anfratti dell’esistere, esistono «migliaia di personaggi fantastici, tutte anime maledette (marce) che avanzano trionfali e inarrestabili, sempre in marcia, senza sapere il perché e dove stiano andando…». Un debutto nazionale per un testo scritto e interpretato da Bulfaro con il sostegno dal vivo del sax di Francesco Aroni Vigone e Luigi Ranghino al pianoforte. Poi ci sono Andrea Diana a dirigere la scena, Elisa Bianchini all’allestimento, Anna Castellari (nuova presidente di PoesiaPresente) e Simona Cesana a tessere la rete di organizzazione e comunicazione, per una produzione di Mille Gru in collaborazione con La Danza Immobile.
Lo spettacolo racconta di un «regista cinematografico convinto di star girando il film che lo immortalerà nella storia del cinema. Invece nell’ultimo giorno di riprese, tutta la sua vita, da quella professionale a quella sentimentale, viene risucchiata nei gorghi infernali del suo film». E allora Cane sciolto, Batte Botte, Mangiacuori, Fifì, gli uomini-bestia, la bambina-zebra, due trans milanesi «che procedono nonostante le peripezie tragicomiche consumate sul set a causa di attori anomali e una maltrattata troupe ad un passo dall’ammutinamento». Si parla di «dissennatezza dell’umanità» racconta Mille Gru, «dove reale e fantasticheria si confondono e rimandano a una violenza identica, fine a se stessa, inarrestabile a meno che non si compia un gesto radicale, antiviolento, il medesimo gesto che il regista, protagonista di “Marcia film”, per risalire la china è chiamato a compiere». Sono – o è l’autore e interprete – “comici spaventati guerrieri” dei versi, come i protagonisti del secondo romanzo di Stefano Benni pubblicato giusto trent’anni fa (mentre si celebrano i quaranta di “Bar sport” e della sua Luisona), portato poi sul grande schermo nel 1989 dallo stesso scrittore bolognese con protagonisti Dario Fo e Paolo Rossi.
Una prima nazionale che riporta Monza (e il Binario 7) al centro della poesia in forma di voce che negli ultimi anni è diventata la nuova – se non esclusiva, più seducente – forma della versificazione italiana. Ed è la premessa del prossimo festival di PoesiaPresente, il numero undici, che andrà in scena sullo stesso palco tra gennaio e marzo.