“Quei Pulcinoelefante che Alda Merini barattava dal panettiere”

L'amico della poetessa Alberto Casiraghy a Seregno ha raccontato i giorni della sua amicizia e il destino dei suoi libri.
La serata di Seregno in ricordo di Alda Merini
La serata di Seregno in ricordo di Alda Merini

“Ricordando Alda Merini” è stato il tema dell’incontro organizzato dal circolo culturale San Giuseppe di Seregno, in occasione della giornata della donna, con Voci della Storia (festival storico-letterario) e Mondo libri nel trentesimo anno di fondazione. In una sala Minoretti gremitissima hanno partecipato all’evento Alberto Casiraghy, al violino Natasha Korsakova, con le letture di Mario Brambilla. Ha moderato Eva Musci.

Alberto Casiraghy, Alda Merini e l’amicizia

La serata è stata aperta da Alberto Casiraghy che ha raccontato la storia delle edizioni Pulcinoelefante e l’incontro con la poetessa. “Tra le maggiori meraviglie – ha sottolineato – c’è l’amicizia col Alda Merini, un’amicizia che mi ha condotto in un altro mondo, dove la realtà sembra inutile. La prima volta che sono andato a casa sua sui Navigli  le volevo chiedere di rilasciarmi un aforismo, io l’avrei stampato in 20-30 copie e poi le avrei portato metà della tiratura, ma mi aveva accolto con diffidenza perché c’era chi tentava di approfittarsi di lei, della sua generosità. Piano piano aveva imparato a conoscermi, soprattutto Vanni Scheiwiller, amico di entrambi, l’aveva rassicurata e che poteva fidarsi“.

I Pulcini di Casiraghy e i baratti di Merini

Ha proseguito così: “Ogni sabato mattina prendevo il treno da Osnago per Milano e andavo a trovarla: Le portavo le uova fresche delle mie galline, poi passeggiavamo sul Naviglio e ci fermavamo al bar Charlie, lei prendeva un tè  bollente e una Coca Cola ghiacciata. Al bar del tavolino mi dettava, anche con sofferenza, versi e aforismi. Diceva che era Dio a mandarle quelle parole, in realtà ci lavorava, ci tornava su, tagliava, aggiustava, accettava le correzioni. Ogni sabato le portavo il Pulcino con il testo che mi aveva dettato la settimana prima. Utilizzava quei libricini come merce di scambio e li barattava con il farmacista, il panettiere, in rosticceria, ma soprattutto li regalava perché a lei piaceva fare i regali“.