Una famiglia bloccata da giorni in Colombia per un problema al server italiano che gestisce i certificati delle adozioni internazionali. È la vicenda in cui si sono trovati Paolo Angeleri, un impiegato amministrativo di Vimercate, e sua moglie Sonia Leda Bronzi, psicologa. Insieme a loro c’era Juan David, il primo bimbo di dieci anni che i due brianzoli avevano adottato qualche anno fa proprio in Colombia. La famiglia aveva deciso di adottare un secondo bimbo, originario dello stesso paese del primo. Anzi, per la precisione, si tratta di una bambina di nome Danna, che presto frequenterà la prima elementare.
Ma il condizionale è d’obbligo perché anche lei, insieme ai suoi nuovi genitori si trova nel Paese sudamericano: «Abbiamo avuto la conferma del motivo che ci tiene bloccati qui da una settimana – ha scritto giovedì sera in una mail il vimercatese – dal 4 settembre, il sistema informativo della Cai, la Commissione adozioni internazionali, è bloccato per un guasto, e ad oggi (giovedì, nda) non è stato ancora riparato». E poiché gli enti autorizzati a gestire le pratiche delle adozioni, spesso Onlus e associazioni di volontariato, possono inviare le comunicazioni alla Cai solo telematicamente, c’era il rischio che la loro attesa si prolungasse fino a data da destinarsi.
Nella mattinata di venerdì però i funzionari di Palazzo Chigi hanno assicurato che «i server sono stati rimessi on-line da poche ore. Nessuna famiglia è stata abbandonata a se stessa e conosciamo le storie di ciascuno. Tutto il sistema è ripartito. Si è trattato di un disagio momentaneo. La famiglia Angeleri potrà presto tornare in Italia». Secondo lo stesso Angeleri le famiglie che sono state colpite da questo problema sarebbero parecchie: «Stiamo parlando di qualche centinaio di persone – ha scritto – tenute in ostaggio da più di una settimana da un fantomatico guasto informatico, e che subiscono i disagi ed i danni (anche economici) di questa assurda situazione».
Angeleri e la moglie hanno attivato le procedure di adozione appoggiandosi ad un’associazione di Torino, la Amici di Don Bosco. Che venerdì ha avuto modo di dichiarare: «Siamo consapevoli del problema, ma non è colpa nostra. Ora che il server è attivo la famiglia Angeleri potrà rientrare in Italia in tempi certi». La comunicazione partita dalla Colombia è finita anche nelle mani di Francesco Sartini, consigliere comunale del Movimento cinque stelle: «Vista la situazione ho girato la segnalazione ai nostri senatori e ai nostri parlamentari. È molto probabile che presto faranno un’interrogazione parlamentare su quanto successo».