Vimercate: ricatti a luci rosse a due sacerdoti, arrivano le condanne

Sentenza del tribunale di Monza: tre condanne col rito abbreviato fino a quattro anni, e una raffica di patteggiamenti fino a quattro anni e 8 mesi per gli imputati, in gran parte ragazzi italiani tra i 19 e i 23 anni di età
Il tribunale di Monza
Tribunale

Tre condanne col rito abbreviato fino a quattro anni, e una raffica di patteggiamenti fino a quattro anni e 8 mesi. Si è chiuso con la sentenza del tribunale di Monza la vicenda delle estorsioni hard perpetrate da una banda di una dozzina di ragazzi nei confronti di due sacerdoti, uno di Vimercate, l’altro della provincia di Bergamo, e di una donna di Lesmo. A parte un 42enne, il grosso degli imputati, raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Silvia Pansini a gennaio sono giovani di età compresa tra i 19 e i 23 anni, quasi tutti italiani. Oltre che da Vimercate, vengono da Casatenovo, Merate, Viganò, Sirtori, Cremella.

A indagare sono stati i carabinieri della compagnia di Zogno, nel bergamasco, zona in cui risiede uno dei due religiosi caduti nella rete di ricatti. Da quel fatto, che aveva portato all’arresto di cinque persone a giugno dello scorso anno, gli investigatori hanno prima esaminato i tabulati telefonici e successivamente, grazie anche ad attività di intercettazioni ambientali e hanno allargato il giro anche ad altri indagati, dediti, secondo le accuse a ricatti a luci rosse che partivano da siti di incontri molto comuni come Bakeka Incontri.

Puntavano a uomini sposati, o comunque che avessero qualcosa da nascondere, in cerca di approcci intimi con giovani. Uno di loro si presentava per quello che avrebbe dovuto essere un incontro sessuale, fino a che non entrava in azione uno o più complici, che filmavano i due insieme. “Che stai facendo con mio fratello, non vedi che è minore?”, dicevano alle vittime anche se la circostanza non era vera. Da quel momento, partiva una richiesta costante di denaro, che il ricattato pagava per il timore che pubblicassero le immagini compromettenti su siti pornografici, o che facessero rivelazioni ai conoscenti. I soldi ottenuti coi ricatti venivano spesi in divertimenti e serate trasgressive.

Parte degli imputati compaiono in veste di parti offese nella recente indagine sulla ndrangheta di Seregno, Giussano e Mariano Comense, in particolare su personaggi come Umberto, Carmelo Cristello e Luca Vacca. Tra le carte infatti spunta la vicenda di un uomo svizzero ricattato dai ragazzi, che si rivolge ad uno dei malavitosi per farli smettere.